4 Novembre 2011

Lo Strano Caso del “Dottor Champions” e di “Mister A”

I tifosi dell’Inter sanno bene che seguire la propria squadra del cuore è da sempre un?esperienza assimilabile al percorrere di montagne russe emozionali che alla lunga tra le altre cose fanno sentire la loro zavorra sulle  coronarie e sull’equilibrio psico-fisico in generale del sostenitore nerazzurro. E questa stagione, coi suoi alti e bassi, sembra essere proprio una di quelle nate per mettere a dura prova la resistenza passional-cardiovascolare del tifoso interista: quasi in zona retrocessione in campionato, primissimi in Champions.

E dire che quando a Montecarlo vennero fuori dai bussolotti i nomi delle avversarie europee della beneamata molti gufi iniziarono a leccarsi i baffi, pregustando proprio in Europa un cammino per l’Inter quantomeno complicato. Difatti si prospettava un girone, quello dei nerazzurri appunto, come uno dei più equilibrati, e di conseguenza più insidiosi di tutti. Perché hai voglia a dire che Inter a parte non c’erano squadre di altissimo livello, ma la realtà dice che (tanto per fare un esempio casuale) i cugini rossoneri capitati sì coi marziani vestiti di blaugrana, ma poi con altre due squadre assimilabili a spettatrici non paganti, sono a differenza dei nerazzurri già qualificati agli ottavi di finale nonostante abbiano pure un punto in meno rispetto all’Inter, e tutto ciò proprio perché il girone dei nerazzurri presenta un livello medio delle compagini in gioco abbastanza alto e nonostante le quattro giornate già disputate è ancora tutto possibile. Insomma in Europa nonostante le difficoltà oggettive derivanti dagli avversari e da una partenza ad handicap (il Trabzonspor ha già dedicato delle nuove strutture sportive polifunzionali a Gasperini) l’Inter ha dimostrato di essere almeno in parte ancora quella squadra cinica, concreta, solida che avevamo lasciato un anno e mezzo fa a Madrid, una squadra insomma che avrebbe tutte le credenziali per raggiungere traguardi importanti su tutti i fronti.

Poi però capita di andare sul Televideo a pagina 203 (per chi ama il vintage) e spulciare la classifica della Serie A. I numeri che riguardano l’Inter sono da scherzo di Carnevale fuori stagione, eppure la realtà è esattamente racchiusa in quelle cifre poco rassicuranti. Le vittorie sono un?eccezione rarissima al contrario delle già tante, troppe sconfitte, il tutto poi condito da pochi inutili pareggi e da una difesa tra le peggiori in assoluto. Un?Inter da dimenticare dunque quella che calca i terreni della Serie A, e che invece senza spiegazione apparente riesce a trasformarsi quando si va in scena nella massima competizione europea (si dice che il motivetto della Champions a inizio gara abbia su alcuni dei poteri magici, ma permetteteci di avere delle riserve in merito). Come può spiegarsi allora una metamorfosi così vistosa e che per giunta avviene nel giro di pochissimi giorni tra una gara e l’altra?

Una prima soluzione all’enigma potremmo trovarla andando a leggere dati anagrafici e palmares della spina dorsale della squadra nerazzurra. Come è ben noto ampia parte dei titolari è formato da giocatori ultratrentenni che nella loro carriera hanno già vinto e in molti casi anche più di una volta il campionato italiano e le altre competizioni nazionali. Si potrebbe dunque avanzare l’ipotesi che effettivamente l’atmosfera unica che solo le gare di Champions League riescono ad evocare sia ormai la sola che risulta essere davvero stimolante per i campioni nerazzurri. Una sorta di snobismo quindi per il campionato italiano e per i campi e le avversarie di provincia in generale, non fosse che stiamo parlando di professionisti di lunga data, molti dei quali troppo legati non solo alla cultura del lavoro e dell’impegno ma anche ai colori della maglia che indossano per ipotizzare un loro volontario rigetto per il campionato con conseguente mancanza di grinta e concentrazione in questa competizione.

Più plausibile sarebbe l’idea che data l’età media della squadra il grosso della truppa allenata da Ranieri non ce la faccia più a reggere certi ritmi, in particolare quelli che impone la Serie A, vuoi dal punto di vista fisico vuoi da quello mentale, e che quindi si sia trasformata in squadra adatta più alle coppe (competizioni che prevedono meno impegni ma più rilevanti) che al campionato in cui invece è necessario mantenere un rendimento medio più alto e costante, cosa che evidentemente non è più nelle corde dei senatori dell’Inter che paiono oggi più a loro agio nelle (poche) partite con una posta in palio alta e in cui più facilmente si può sfruttare a proprio vantaggio la grande esperienza e l’antico orgoglio di chi ha combattuto e spesso vinto mille battaglie sui campi da gioco di mezzo mondo.

 In secondo luogo non bisogna dimenticare che il pessimo inizio di stagione targato Gasperini ha indubbiamente influito molto più sul campionato che sulla Champions. Col Gasp infatti l’Inter ha disputato quattro gare in Serie A raccogliendo un solo punto, contro l’unico match e altrettanta sconfitta in Europa, motivo per cui per Ranieri è stato più semplice raddrizzare la situazione nel girone di coppa piuttosto che in campionato. Una zavorra dunque quella lasciata in eredità dal terribile inizio di stagione i cui effetti nefasti l’Inter fatica ancora a far rientrare soprattutto in Serie A, fermo restando che in ogni caso anche col tecnico romano la media punti interista in campionato è rimasta preoccupante.

 Infine come ulteriore motivo della differenza di rendimento e soprattutto di risultati tra campionato e coppa ci sarebbe da menzionare quello relativo agli errori arbitrali. Anche chi meno sopporta i colori nerazzurri non può non ammettere che l’Inter abbia subìto in campionato dei torti dai fischietti spesso anche abbastanza evidenti e clamorosi e per giunta arrivati in serie e con cadenza sistematica. Tali errori hanno presumibilmente influito sul rendimento in termini di punti della squadra di Ranieri, che se tutto si fosse svolto normalmente con ogni probabilità avrebbe avuto una posizione leggermente migliore in campionato, mentre resta fermo il fatto che in Champions, competizione in cui per ora non si sono verificate particolari sviste da parte dei direttori di gara né a danno né a favore dell’Inter, i nerazzurri hanno ottenuto risultati nettamente migliori e con assoluta continuità, prima gara del girone esclusa.

 Tirando le somme dunque, facendo un mix di dati oggettivi e supposizioni più ardite, si può tentare di risalire agli ingredienti base della pozione che di volta in volta trasforma l’Inter da ?Dottor Champions? in ?Mister A? (versione in alcuni casi davvero orripilante quest?ultima!), tenendo sempre ben presente però che l’alternanza tra altezze vertiginose e sublimi, e inquietanti abissi, fa parte della storia di questo club, da sempre abituato a dispensare splendide emozioni e terribili dispiaceri ai suoi tifosi. Quegli stessi tifosi però che sono probabilmente abbastanza pazzi da fremere di amore incondizionato per la propria squadra  a prescindere dai patemi che quest?ultima spesso arreca, di quell’amore vero e folle che fa battere forte il cuore anche quando di fronte ci si ritrova il lato oscuro e duro di chi si ama e proprio non si riesce a fare a meno di amare.