8 Dicembre 2020

Lukaku: “Conte mi cercava dal 2014, Hazard fece da tramite. Lautaro? Pensavo che insieme avremmo fatto male”. Poi l’ammissione sullo scudetto

L'intervista completa del centravanti belga sulle pagine di France Football

Romelu Lukaku, Getty Images

Inter Lukaku

Dopo l’anticipazione di ieri, questa mattina è uscita in edicola l’intervista concessa da Romelu Lukaku sulle pagine di France Football. Il centravanti belga si è lasciato andare a 360°, parlando dell’incredibile inseguimento di Antonio Conte nei suoi confronti, fino al feeling con Lautaro Martinez che pensava non potesse mai sbocciare. Infine, da grande leader, l’attaccante non si è nascosto sul tema scudetto. Ecco la lunga intervista, partendo delle famose frasi di ieri: “Faccio parte dei primi 5 attaccanti al mondo. Non posso sbagliare nulla sotto l’aspetto tattico e neppure sui movimenti. Se Cristiano Ronaldo, Messi o Lewandowski hanno superato i loro limiti, perché non potrei riuscirci anch’io?”.

conte lukaku inter

Lukaku e Conte, Getty Images

CONTE – “Il mister mi disse che se fossi diventato forte spalle alla porta nessuno mi avrebbe potuto fermare. Me ne parlò ai mondiali del 2014 prima che andasse via dalla Juve e me lo ribadì quando era al Chelsea. Hazard fece da tramite, aveva dato il mio numero al DS dei Blues. Quest’ultimo mi chiamò dicendomi che il nuovo allenatore del Chelsea voleva solo me, ma ancora non sapevo chi fosse il loro nuovo manager. Quando sono arrivato all’incontro ho visto Conte, me lo sarei dovuto aspettare, non poteva che essere lui. Sapevo che avremmo finito per lavorare insieme. Quando l’Italia vinse contro di noi a Euro 2016, in una partita del girone, vidi il modo in cui giocò perfettamente la sua squadra e sapevo che potevo essere un profilo giusto per lui. La sua idea è sempre stata molto chiara, quindi, una volta che abbiamo cominciato a lavorare insieme, tutto ciò che restava era apprendere. Durante i miei primi tre mesi qui ho fatto solo questo, solo spalle alla porta, ad ogni allenamento metteva Andrea Ranocchia a marcarmi. Ogni volta che perdevo palla, dovevo ricominciare l’esercizio dall’inizio”.

RONALDO IL FENOMENO – “Ha segnato più di 100 gol con la Nazionale, è un po’ presto per fare paragoni. A Milano tutti mi parlavano dei 34 gol di Ronaldo alla prima stagione. Sono contento di averlo eguagliato, sì. Lui però vinse la Coppa UEFA, e io ho perso la finale. Adesso lavoro per vincere trofei”.

lautaro lukaku inter

Lautaro Martinez, Getty Images

LAUTARO MARTINEZ – “Prima di venire all’Inter avevo visto parecchie loro partite. Lautaro giocava da solo davanti e ho subito pensato che insieme avremmo potuto fare male. Quando sono arrivato abbiamo parlato un po’ in spagnolo e da lì c’è stata la svolta! Siamo molto amici e non abbiamo mai avuto una discussione. A volte è il giorno mio, altre il giorno suo. Abbiamo trovato il giusto equilibrio. Ci troviamo bene insieme”.

SCUDETTO – “Siamo l’Inter, dobbiamo lottare per vincere il campionato. Penso sia il minimo, ma vedremo a marzo”.

MENTALITA’ – “Fisicamente sono forte, se faccio una buona preparazione atletica non ci sono problemi. Credo sia anche una questione di mentalità. La scorsa estate ho fatto solo 8 giorni di vacanza, ma non mi è mai saltato in testa di dire che non mi ero riposato abbastanza. Se avessi pensato questo  sarebbe stato più facile avere infortuni. Io piuttosto penso a prepararmi duramente per dimostrare a tutti quanto valgo. E lo stesso vale per le partite. Si deve essere contenti di giocare, anche tante volte in una settimana”.

inter

Romelu Lukaku, Getty Images

CRESCITA – “Credo che chi guarda attentamente le partite vede tutto. Osservo e aggiungo qualcosa al mio bagaglio d’esperienza, anno dopo anno. È un po’ la mia droga”.

IL GRUPPO – “A volte devi saper lavorare per la squadra, con umiltà, senza necessariamente cogliere direttamente i frutti, soprattutto quando senti che non è il tuo giorno per fare gol. Credo che ormai quasi tutti percepiscano questa intelligenza nel gioco, e questo mi rende davvero super felice. Le persone si stanno rendendo conto che penso mentre gioco, cercando di sincronizzarmi con il resto della squadra, è fantastico. Qui a Milano lo capiscono tutti, i tifosi e i giocatori. Devo anche ringraziare i miei compagni di squadra, che hanno capito che tipo di giocatore fossi. In Italia la vittoria viene prima di tutto. C’è una grande differenza nell’approccio alle partite tra qui e l’Inghilterra. Tatticamente, per quanto riguarda la mia posizione e i miei movimenti, non devo sbagliare. Mai”.

>>>Sostienici su Patreon per avere accesso ai contenuti esclusivi<<<