5 Novembre 2011

Milito, il principe ranocchio

Oggi volevo proporvi una fiaba, anzi due. La prima ha un tema particolare e ce la racconta un professore di lettere tedesco, Jacob Grimm: in un regno lontano c’è un re che ha tante figlie, tutte bellissime. Una di loro però è così bella da destare meraviglia in chiunque la guardi. Un giorno la fanciulla mentre gioca perde la sua palla d?oro in una profonda sorgente e comincia a piangere. Le sue lacrime sono ascoltate da un piccolo ranocchio che le riporta la palla e  le chiede, come ricompensa, di poter essere il suo compagno di giochi. Alla fine della fiaba il ranocchio si rivela un principe precedentemente trasformato da un incantesimo e sposa la ragazza. La seconda fiaba riguarda un altro principe: stavolta però non siamo più in un regno fantastico ma in una terra polverosa a nord-est della provincia di Buenos Aires, Bernal. E? l’ora di pranzo e due bambini, Diego e Gabriel, giocano in salotto con un pallone sotto gli occhi divertiti della sorellina Natalia.Qui i due bambini sono ben conosciuti per le loro marachelle, ma ancora oggi tanti anni dopo a Bernal, come nella vicina città di Quilmes,c’è chi sobbalza a sentire i loro nomi, in particolare quello del più vecchio, Diego Alberto Milito.

GLI INIZI– La fiaba calcistica  del nostro principe-ranocchio inizia in una scuola calcio di Quilmes. Diego-la cui famiglia ha origini calabresi- ha solo 6 anni quando il cugino più grande lo trascina in questa avventura. Ma il talento c’è e anno dopo anno si comprende che la sua vita non potrà mai prescindere da quella sfera di cuoio. Il suo percorso va a braccetto con quello di suo fratello Gabriel e ben presto entrambi cominciano a calcare palcoscenici importanti: i due fratelli si trasferiscono ad Avellaneda e firmano per le due squadre più importanti della città, Diego con il Racing e Gabriel con l’Independiente. La fortuna sorride al bomber di casa Milito che il primo anno vince il torneo di apertura. Al Racing trova la sua consacrazione e resta 5 anni fin quando, nel gennaio 2004, è acquistato dal Genoa, società a quel tempo in serie B.

FRA GIOIA E DOLORE– Al suo arrivo in Italia viene soprannominato ?Principe? per la sua sorprendente somiglianza fisica con la mezzapunta dell’Uruguay ex Cagliari e Torino Enzo Francescoli. L’uruguaiano è ricordato come l’alter ego sudamericano di Baggio e Diego non delude le aspettative di un soprannome così pesante. Disputa due campionati di B col Genoa segnando 12 reti nel 2003-2004 e 21 gol nel 2004-2005. Sembra tutto pronto per il grande salto ma con la retrocessione del Genoa in serie C1 ad opera della giustizia sportiva è costretto a fare le valigie. Ma più che un principe le grandi squadre europee vedono in lui solo un ranocchio e quindi Diego è costretto ad accasarsi al Saragozza dove gioca anche il fratello Gabriel. Al di là della riconquista dell’unità familiare non c’è molto di cui gioire: gli aragonesi lottano per non retrocedere ma l’argentino non si dà per vinto e in tre anni infila prestazioni sempre più sontuose. Il calcio della Liga esalta il suo fiuto del gol e il bomber,nato in Argentina come seconda punta, ormai è un centravanti a tutti gli effetti dal potenziale devastante. Ne fa le spese il Real Madrid in una semifinale di coppa del Re a dir poco epica: Diego nella gara di andata segna 4 gol sotto gli occhi esterrefatti di Casillas, Ramos e Beckam e proietta i suoi in finale. Nel 2006-2007 le praterie della Liga sono ancora il suo territorio di caccia e i portieri le sue vittime preferite: a fine stagione saranno 23 le reti del Principe che chiuderà al secondo posto della classifica generale dei marcatori dietro solo all’olandese Ruud van Nistelrooy. Le cose sembrano andare troppo bene e infatti l’anno successivo, nonostante le 15 reti messe a segno, Milito torna ranocchio, retrocede con il suo Saragozza e deve ripartire di nuovo da zero.

IL LANCIO VERSO LA SVOLTA– A volta basta poco,un attimo intenso e drammatico a separare il successo dalla sconfitta. E? quello che accade negli ultimi minuti di calciomercato.1 settembre 2008, va in scena la rivisitazione di Sliding Doors. Nel celebre film  le porte della metro si chiudono in faccia a Gwyneth Paltrow e la sua vita cambia. La stessa cosa capita ai destini di Genoa e Inter: l’ora di deposito dei contratti è ormai passata ma il procuratore Pastorello con un?intuizione getta il contratto al di là del muro dei box della lega. In quel momento a volare sono le emozioni e le speranze di migliaia di persone,oltre al destino di un uomo umile figlio di semplici contabili argentini. Umile e onesto, questi sono gli aggettivi giusti per un ragazzo che al momento dell’iscrizione all’università chiedeva alla vita solo una cosa, poter fare quello per cui era più portato e che un destino mai pago di scherzare con lui  gli aveva concesso solo a tratti. Perchè la vita scherza sempre con le persone così, con i professionisti ligi al dovere,con quelli che incarnano l’antinobiltà nei loro gesti. Ma alla fine anche il destino si arrende e lascia che le cose girino per il verso giusto. Il contratto viene depositato nonostante la manovra rocambolesca, Diego torna nella sua Genova, quella gloriosa e antica che veste rossoblu. Comincia un?ascesa senza sosta verso la gloria fatta di segni premonitori come il primo gol segnato al  ritorno in Italia, un rigore agli odiati cugini del Milan.O come il ritorno del  numero 4, come il numero delle reti al Real che l’avevano consegnato alla storia. Stavolta 4 sono i gol che Milito realizza nei due derby di Genova,uno all’andata e tre al ritorno. ?Game over?, queste sono le parole che urlano i commentatori mentre Milito vola verso la sua terza rete, game over sulla partita sì,ma soprattutto game over sulle frustrazioni, sulle delusioni, su una carriera che non decollava mai. E? il momento giusto: il ranocchio argentino che non sa ballare il tango incontra la sua principessa, l’Inter di Mourinho. La trasformazione si compie, abbiamo davanti un vero principe, un principe che in sella al suo destriero realizza una cavalcata bellissima passando da Kiev,Mosca,Milano,Madrid…

UN?EMOZIONE E? PER SEMPRE– Alla fine,come dicevamo prima,la vita è fatta di attimi fuggenti. La vetta più alta è proprio quella Madrid che tutti noi ricordiamo alla perfezione e che abbiamo scelto di incastonare nelle parole di Ramazzotti essendo il cantautore romano il cantante preferito di Diego. Gli attimi felici fuggono rapidamente ma noi abbiamo il dovere di preservarli sempre con il nostro affetto e di non permettere che Diego si ritrasformi in un brutto e sfortunato ranocchio. A Quilmes lungo le assolate strade non sanno definire Milito che in un modo: ?Diego? El puntero,no tengas duda?. E se lo dicono loro…