18 Febbraio 2021

Severgnini: “Le virtù di Conte venute fuori nelle difficoltà. Perisic, Eriksen e Skriniar: quanti calciatori recuperati!”

L'esperto giornalista disegna il primo anno e mezzo del tecnico leccese sulla panchina dell'Inter

Noto per la sua fede nerazzurra, Beppe Severgnini questa mattina ha dedicato sulle pagine del Corriere della Sera alcune righe rivolte ad Antonio Conte. Una sorta di provocazione quella del famoso giornalista, il quale ha spiegato la differenza tra un bravo ed un grande allenatore, quella differenza che l’allenatore interista conosce bene e che sta cercando di cavalcare a suo favore per entrare nella storia del club. Come riuscirci? Molto ‘semplice’: vincendo un campionato il prima possibile. Perché, come spiegato da Severgnini, “ci sono squadre dove si può transitare, dimenticare e venire dimenticati. Non l’Inter, che lascia un segno indelebile”. Ecco alcuni passaggi firmati dal giornalista:

IL PROFILO – “Antonio Conte è un bravo allenatore. Può diventare un grande allenatore? Vediamo. Un bravo allenatore valorizza i campioni che si ritrova — o porta — in squadra. Un cattivo allenatore li spreca, li svende, li trascura. E un grande allenatore? Un grande allenatore prende un campione e lo fa diventare un campionissimo, consolida i talenti, rilancia carriere inventando ruoli e posizioni. L’impressione è che le difficoltà della società — recessione globale, cessione in vista, mercato chiuso — abbiano convinto l’allenatore a fare di necessità virtù: e le virtù sono venute fuori”.

Conte Inter

Antonio Conte (Getty Images)

VALORIZZATORE – “Comunque vada, Conte ha consacrato Lukaku, il centravanti-totem che tutti vorrebbero; ha puntato su due giovani fuoriclasse nazionali, Bastoni e Barella, che all’Inter, in altre stagioni, avrebbero potuto spegnersi (e magari essere ceduti, per riaccendersi altrove). Ha disciplinato Brozovic (in campo, almeno), trasformandolo in un atleta generoso. Ha modellato Lautaro, che rischiava di restare un incompiuto — un Recoba dell’area di rigore — ed è diventato il centravanti dell’Argentina. Ha recuperato Skriniar. Sembrava impossibile che un difensore così, attento e robusto, corteggiato da mezza Europa, non trovasse posto in squadra. Lo ha trovato. Un’altra soddisfazione di tanti interisti — inattesa, perciò ancora più gradita — è rappresentata dalla parabola di Perisic ed Eriksen”.

VINCERE – “Un bravo allenatore è appassionato, e — anche se non dovrebbe — ogni tanto esagera. Un grande allenatore ammette di aver sbagliato. Nessun insulto poteva giustificare il gestaccio allo Juventus Stadium in diretta Rai. Antonio Conte lo ha capito e ha chiesto scusa. Andrea Agnelli ora dovrebbe fare lo stesso: anche per i presidenti la grandezza passa per queste cose. Infine, fondamentale: un bravo allenatore, alla fine, può anche perdere. Un grande allenatore deve vincere. Non basta valorizzare i campioni, motivare lo spogliatoio, reggere alla pressione, saper fare di necessità virtù, diventare un personaggio, avere orgoglio e dignità. Bisogna vincere. È la regola assoluta dello sport, quello che lo rende splendidamente semplice. Hector Cuper è stato un bravo, fascinoso allenatore: ma non ha vinto, e la grandezza l’ha vista soltanto passare. Ci sono squadre dove si può transitare, dimenticare e venire dimenticati. Non l’Inter, che lascia un segno indelebile. Antonio Conte deve capirlo. Anzi, lo ha già capito”. 

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