28 Ottobre 2020

GdS – Shakhtar-Inter, l’analisi di Vernazza: “In un modo o nell’altro, andava vinta”

Il giornalista de La Gazzetta dello Sport ha analizzato il pareggio in Ucraina

Lautaro Martinez, Getty Images

Dopo il pareggio per 0-0 in Ucraina contro lo Shakhtar (con il quale i nerazzurri rimangono a due punti nel girone, a pari punti con il Borussia), ecco l’analisi di Sebastiano Vernazza de La Gazzetta dello Sport sull’Inter di Conte.

Nicolò Barella, Getty Images

Ecco, dunque, l’analisi di Vernazza: “In un modo o nell’altro la partita andava vinta, perché l’Inter l’ha governata, perché lo Shakhtar non ha fatto altro che difendersi per preservare uno 0-0 che gli permette di restare in testa al girone. L’Inter ha perso un’occasione, è stata credibile e convincente nel primo tempo, si è smarrita dentro un fumoso giro-palla nella ripresa. La classifica nel girone di Champions si complica: due punti in due partite e con i pari non si va agli ottavi. La prossima, a casa Real, odora già di spareggio. Continua il mistero o l’incertezza su che cosa sia e dove stia andando questa Inter di Conte, una squadra pesante, nel senso della stazza, e pensante, forse troppo, portatrice per ora di un possesso palla importante e che però a volte si incaglia, ci riferiamo al primo tempo di sabato contro il Genoa e al secondo di ieri“.

Sugli avversari: “Non si è visto lo Shakhtar allegro della scorsa estate in Europa League, travolto per 5-0 dai nerazzurri nella semifinale in Germania. Luis Castro, l’allenatore portoghese degli ucraini, ha imparato a sue spese che non è il caso di “”brasilianeggiare” contro una squadra strutturata come l’Inter e ha scelto la strategia dell’attesa e del raccoglimento. Tutti dietro la linea del pallone, i tanti sudamericani dello Shakhtar, raccolti e assemblati in un sistema oscillante tra 4-5-1 e 4-1-4-1, con gli esterni d’attacco schiacciati all’indietro e con Maycon sentinella davanti alla linea difensiva a quattro. Difendersi e ripartire, un catenaccione vecchio stile. Castro ha consegnato le chiavi della partita a Conte, gli ha detto “vedi tu”, e l’Inter per tutto il primo tempo è stata dominante. Si è installata nella metà campo altrui, ha fatto valere il decisionismo. Semina abbondante, però raccolto scarso“.

Sulle occasioni sprecate e le mancanze di energia del secondo tempo: “Stop trequartista, Conte è ritornato all’antico, ha rilucidato il 3-5-2, suo bene rifugio. Eriksen in panchina e Barella interno destro. Il giovane azzurro è stato il centrocampista che più ha attaccato la porta di Trubin e ha colpito una traversa con un gran tiro. Legno bissato da Lukaku su punizione, con deviazione decisiva del portiere. Al conto della prima frazione vanno aggiunte l’occasione capitata a Lukaku e sventata da Trubin e un’altra chance che Lautaro si è speso male. Segnali sinistri, a saperli cogliere: se scuoti due traverse, se ti mangi altre opportunità sparse, vuol dire che non è giornata e che qualcosa non quadra. Ma che cosa è che ancora non funziona nell’Inter? La risposta è arrivata nella ripresa. Quasi subito si è capito che l’Inter non era più la stessa, che il predominio era diventato fine a se stesso ed era involuto in sterilità. L’Inter ha abbassato il ritmo e sfumato l’aggressività, il pallone  circolava a velocità ridotta“.

Infine, sull’errore di Lautaro Martinez e sui cambi di Conte: “E che non fosse serata lo si è compreso in via definitiva intorno al 75’, quando Lautaro Martinez si è divorato un gol a porta spalancata, su una respinta di Trubin. Una cosa impensabile, se non fosse che anche ai migliori attaccanti capita di sprofondare in buchi neri inspiegabili. Lì Conte si è un po’ incartato con i cambi. Forse indispettito dall’errore di Lautaro, o forse perché voleva ribadire come gli mancasse una quarta punta da Champions, ha immesso Perisic per Martinez e gli ha ordinato di affiancarsi a Lukaku come attaccante di complemento. Lo 0-0 dello scontento dice che l’Inter è a metà del caricamento. Aspettiamo fiduciosi che si completi il «download», sotto traccia si percepisce un gran potenziale“.

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