7 Ottobre 2011

SKELETONS – Pancev: il Cobra che divenne Ramarro

Tutti abbiamo i nostri scheletri nell’armadio, quelle esperienze inconfessabili tenute ben nascoste tra i nostri ricordi e che tentiamo invano di far cadere nel dimenticatoio. Gli scheletri ? in inglese skeletons ? periodicamente infatti riemergono dall’oblio in cui li avevamo depositati per ricordarci della loro presenza e farci da monito per evitare di ricommettere gli stessi sbagli del passato. Questa rubrica di Passione Inter ha il fine di riesumare gli skeletons della squadra nerazzurra, quei giocatori e quelle partite che avevate cancellato dalla vostra memoria ma che rappresentano i vostri dolori di tanti anni di tifo. Era necessario questo spazio? Assolutamente no, ma siamo del parere che ricordare i fallimenti renda le vittorie ancora più dolci. Certi giocatori ? e le relative imprecazioni che lanciavamo ogni maledetta domenica contro di loro ? ci hanno tutto sommato accompagnato per tanti anni della nostra vita e meritano un proprio spazio in cui riemergere con forza e, perchè no, rivederli sotto una prospettiva diversa.

Questa settimana: DARKO “IL COBRA” PANCEV

La nostra storia inizia a Skopje in un lontano 7 settembre del 1965, in una capitale macedone ancora in ricostruzione dopo il violento terremoto che l’aveva colpita appena due anni prima. Il giovane Pancev inizia la sua carriera nel Vardar, club della sua città con il quale esordisce diciassettenne nel Campionato Jugoslavo nella stagione 1982-1983.

L’EXPLOIT ? E’ nella stagione successiva che in Macedonia esplode il Cobra: 31 presenze, 19 gol e titolo di capocannoniere. E l’inizio del ciclo d’oro del Vardar che grazie alle sue reti arriva allo storico trionfo del campionato nel 1986-1987. E’ la prima volta infatti che un club di una piccola nazione come la Macedonia interrompe il dominio delle squadre serbe e croate aggiudicandosi il titolo ma è una vittoria macchiata. La stagione precedente infatti i grandi club si erano resi colpevoli di frode sportiva e avevano iniziato così il campionato con molti punti di penalizzazione permettendo così il “miracolo Vardar“. Ma un titolo è pur sempre un titolo e va festeggiato, o per lo meno così è fino a qualche mese dopo quando vengono annullati i punti di penalizzazione al Partizan Belgrado che così riceve lo scudetto al posto del Vardar. Oltre il danno, la beffa. Pancev non si scompone e resta un’altra stagione a giocare in patria prima del trasferimento alla Stella Rossa Belgrado nell’estate del 1988. In Serbia arriva insieme a un altro futuro grande del calcio: Dejan Savicevic. Sono però altri tempi ed anche i calciatori devono sottostare al servizio militare e così Pancev e Savicevic con buona grazia sono costretti a rispondere alla chiamata alle armi perdendo così l’intera stagione 1988-1989.

L’APOGEO ? La coppia Pancev-Savicevic dopo il servizio militare trascorre insieme tre fantastici anni alla Stella Rossa dove conquista tre Campionati Jugoslavi consecutivi, una Coppa di Jugoslavia la prima stagione e soprattutto una storica doppietta Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale nel 1991. E’ un Pancev scatenato quello che perfora le difese di tutta Europa, realizza ben 34 gol che gli valgono la Scarpa d’Oro e il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro dietro al nerazzurro Matthaus. Pancev è una stella a livello planetario, con la Stella Rossa in campionato ha segnato qualcosa come 84 gol in 91 partite, è lui inoltre a segnare il rigore decisivo contro l’Olympique Marsiglia nella finale di Coppa Campioni. Ma tutti i cicli finiscono e in Jugoslavia imperversa una terribile guerra che fa sì che Pancev e Savicevic dopo il servizio militare e i trionfi con la Stella Rossa vivano la terza esperienza insieme: il trasferimento a Milano. Il montenegrino va al Milan, il macedone all’Inter dell’allora presidente Pellegrini per 14 miliardi e la Milano rossonerazzurra inizia a sognare derby scoppiettanti tra i due amici jugoslavi.

BLACK OUT ? Se i tifosi rossoneri gioiscono per i trofei e le giocate di Savicevic, quelli nerazzurri vedono il proprio Cobra trasformarsi in Ramarro. E’ uno dei crolli più misteriosi della storia del calcio quello di cui è protagonista Darko Pancev, arrivato in pompa magna per sostituire Klinsmann e paragonato dal presidente Pellegrini a Paolo Rossi. Colui che doveva essere la bocca di fuoco dell’attacco nerazzurro si rivela un anatroccolo scoordinato, lento e impacciato. Il nuovo allenatore Bagnoli già nel ritiro precampionato lo accusa di essere immobile e nonostante il presidente creda nell’attaccante la realtà dà ragione al tecnico. La stampa si diverte a trasformare il suo soprannome Cobra in Ramarro e il primo gol arriva solamente a gennaio contro l’Udinese. E’ il momento della svolta? Assolutamente no, anzi il rendimento di Pancev non fa che peggiorare dal momento che per un anno e mezzo non segna nemmeno una rete in campionato. Come molti giocatori che troveranno spazio in questa rubrica, è però la Coppa Italia il terreno naturale di Pancev dato che il giocatore realizza 4 reti in 5 partite ma nel derby di coppa contro il Milan i nerazzurri ricevono un sonoro 0-3 nel ritorno e Pancev è così costretto a rinunciare ai sogni di gloria. “Poco male” qualcuno penserà, gli stranieri spesso pagano lo scotto dell’esordio nel nostro campionato, non può che essere diversa la stagione successiva. Effettivamente è così, anche Pancev la seconda stagione a Milano cambia registro: dai cinque gol totali della prima stagione passa a zero.

DARKO IL SALVATORE – Dopo aver disputato la bellezza di zero minuti in Campionato, zero in Coppa Italia e zero nelle competizione europee, Pancev decide di ripartire ? è proprio il caso di dirlo ? da zero andandosene a gennaio a giocare in prestito al Lipsia. Il club tedesco è ultimo in Bundesliga e individua in Pancev come la punta su cui riporre le speranze salvezza. Risultato? Lipsia retrocede come ultimo staccatissimo da tutte le altre. Eppure Pancev il suo lavoro l’aveva fatto segnando due reti nelle dieci partite disputate, una piccola base su cui ripartire tornato dal prestito a Milano in estate.

NUOVO TECNICO, NUOVA VITA? ? Sulla panchina nerazzurra non siede più il suo detrattore Bagnoli ma Bianchi e Pancev ha così l’opportunità di giocarsi le sue carte con il nuovo tecnico. L’inizio è scoppiettante: gol contro la Fiorentina alla quarta giornata e due settimane dopo di nuovo in rete contro il Bari. ?Rinascita Pancev” si azzarda a dire qualcuno ma la fiammella si spegne presto e il buon Darko ? complice anche qualche infortunio ? torna comodamente a sedersi tra panchina e tribuna collezionando così in totale in tutta la stagione la miseria di sette presenze. Nell’estate del 1995 finisce così la storia di Pancev all’Inter, l’attaccante infatti viene ceduto nuovamente in Bundesliga al Fortuna Dusseldorf dove ancora una volta segna solamente due reti in tutta la stagione per poi concludere la carriera l’anno successivo in Svizzera al Sion dove totalizza appena 5 presenze e nessuna marcature.

Si conclude così la carriera di Darko Pancev, il cobra che divenne ramarro e che si rivelò uno dei flop più clamorosi degli anni novanta. Se capitate a Skopje e vi trovate a predere un caffè al bar Devetka, guardatevi un pò intorno e se trovate un quarantaseienne signore chiamato Darko e proprietario del bar donategli la vostra sciarpa nerazzurra. In fin dei conti, nonostante l’Inter e Pancev non si siano mai amati, il Cobra è stato uno di noi.