19 Novembre 2013

FOCUS – La politica sugli stadi, il modello Brighton e la nuova Inter di Thohir.

Nella mattinata di ieri, lunedì 18 novembre, il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è presentato negli uffici della Lega Calcio, per tenere un discorso di fronte ai rappresentanti dei club di Serie A. Argomento del giorno: la questione stadi. Il discorso del ministro si può riassumere in due concetti principali: cacciare i violenti dagli stadi per accogliere le famiglie e modernizzare le strutture. Come punto di riferimento e linea guida Alfano ha citato il modello Brighton.

Brighton è una città situata sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Nonostante la sua squadra, il Brighton & Hove Albion Football Club, militi in Championship (serie B inglese), essa è dotata di uno stadio all’avanguardia costruito a ridosso delle scogliere della Manica nel 2011, dopo appena due anni di lavori. L’American Express Community Stadium (questo il nome completo) è stato progettato dalla società inglese KSS Group seguendo a tutto tondo la linea dettata dal club: costruire un teatro, una casa per ogni spettatore, un sogno per ogni tifoso. Il Brighton FC contava prima del 2011 una media di 8’000 spettatori a partita: il nuovo Amex Stadium può contenere circa 30’000 persone ed è quasi sempre sold out. Ma non c’è da stupirsi se si considera che: i biglietti godono di un ottimo rapporto qualità prezzo, qualsiasi posto a sedere è dotato degli stessi comfort, ci sono ristoranti e altre attrezzature per gli spettatori, i tifosi ospiti hanno un loro settore appositamente modificato con colori e loghi della loro squadra, ci sono parcheggi e navette gratuite oltre alla possibilità di abbinare il biglietto del treno a quello d’ingresso. Tutte queste e molte altre misure rendono l’Amex Stadium un luogo d’aggregazione per tifosi, appassionati e famiglie. Neanche a dirlo, la sicurezza è un altro dei fiori all’occhiello di questa struttura ed è stata direttamente affidata alle autorità inglesi.

L’Italia, lontana anni luce da questa realtà, la guarda e la ammira quasi fosse un miraggio. Per avvicinarci almeno alla situazione inglese, tralasciando tutti gli aspetti culturali che aprirebbero una parentesi troppo ampia per essere conclusa nell’ambito di un semplice articolo, urgono sicuramente ed assolutamente due tipi di provvedimenti: una legge anti-violenza e una legge sugli stadi. Per quanto concerne la prima, le misure prese in Italia fino ad oggi si sono mostrate nella maggior parte dei casi inadeguate. In Inghilterra la lotta contro gli hooligans è stata vinta grazie a pene esemplari e servizio d’ordine efficiente. Nel momento in cui, dopo la strage dell’Heysel nel 1985, si è deciso di voltare pagina, sono state prese misure rapide ed efficaci: i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti. Se la questione “violenza” rimane comunque delicata e difficile da trattare, del tutto incomprensibile è invece il perchè non esista ancora nel nostro Paese una legge adeguata e moderna sugli stadi. L’ennesimo tentativo, dopo numerosi fallimenti di cui l’ultimo proprio un anno fa, porta la firma di Dario Nardella. Le finalità di questo nuovo testo rimangono quelle ormai da tempo attese: permettere la costruzione di nuovi impianti in tempi brevi e consentire la nascita di complessi multifunzionali. Questo ddl potrebbe finalmente essere quello che, senza ombre e speculazioni, spiani la strada al business degli stadi privati, ma è ancora troppo presto per dire se verrà approvato e sopratutto come verrà applicato.

Questo è circa il quadro che si è trovato di fronte Erick Thohir, in questi giorni di visite e appuntamenti con presidenti, politici e in Lega Calcio. Quasi a volergli subito dire: “benvenuto in Italia…” Tra gli incontri più importanti legati alla questione stadio, il magnate indonesiano ne ha già tenuto uno ieri, con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Va detto che non si è parlato principalmente dello stadio ma più che altro, come ha detto lo stesso Pisapia, di “intraprendere un percorso comune”. Per quanto riguarda la nuova casa nerazzurra, la zona individuata sarebbe quella di Rho, nucleo dell’Expo 2015, e il periodo sarebbe intorno al 2019. Thohir è stato in ogni caso il primo a predicare calma, chiarendo che in società vorrà prima migliorare i ricavi e poi intervenire con nuovi costi e investimenti. Intanto domani 20 novembre incontrerà anche Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, in modo da avere sottomano il quadro completo della situazione. Il nuovo presidente nerazzurro avrà già capito che i costi saranno probabilmente uno degli ultimi problemi nella costruzione di un nuovo stadio. I suoi capitali e la sua filosofia aziendale però, potrebbero finalmente smuovere questa triste situazione e portare anche in Italia ad una svolta, che ci avvicini nuovamente ai grande campionati europei, innanzitutto per quel che riguarda gli impianti da gioco. In questo senso davvero, la nuova Inter di Thohir potrebbe svolgere da traino per tutto il calcio italiano: non partendo dai grandi acquisti, ma dai grandi progetti come quello di un nuovo stadio. Nel calcio moderno non si può più prescindere da questa prerogativa: lo dicono i ricavi che i top club europei traggono dalle loro strutture, lo dicono le sonore sconfitte che le squadre italiane hanno rimediato negli ultimi anni contro i medesimi top club, lo dice lo spettacolo che i campionati esteri offrono ogni domenica anche nei campi di periferia. Se sarà Erick Thohir a segnare la via con una nuova Inter di respiro internazionale (e il gioco di parole non è casuale), a beneficiarne saranno innanzitutto i veri appassionati di calcio, interisti e non.