26 Ottobre 2011

SKELETONS – Gresko: storia di un retropassaggio di troppo

Come segnare definitivamente la tua carriera con un gesto, un semplice retropassaggio al portiere che magari hai fatto mille volte e che ti sembrava una formalità. Roma, stadio Olimpico, 5 maggio 2002, data fatale per le generazioni passate, presenti e future nerazzurre e per Vratislav Gresko. Lo slovacco a pochi secondi dalla fine del primo tempo – dopo che l’Inter era passata in vantaggio sulla Lazio per la seconda volta – sentendo la pressione di uno scatenato Poborsky alla spalle, ha la sciagurata idea di appoggiare di testa all’indietro per Toldo, il ceco raccoglie il gentile regalo e pareggia. Il resto della partita è storia nota, con il pianto di Ronaldo e di milioni di interisti sparsi per il globo. Vratislav Gresko nasce a Tajov(Slovacchia) il 24 luglio 1977, terzino sinistro di 183 cm, dal 1995 al 1997 muove i primi passi calcistici in patria nel Dukla Banskà Bystrica dove colleziona 8 presenze senza marcature e in un’altra Inter, quella di Bratislava, dove passa due anni che gli consentono di farsi notare a livello europeo con 51 presenze e 5 gol. APPRODO IN EUROPA – Le stagioni all’Inter Bratislava sono un trampolino di lancio verso una squadra europea, infatti l’anno dopo arriva il Bayer Leverkusen ma soprattutto arriva la definitiva consacrazione con l’europeo Under 21 del 2000, dove si afferma come uno dei terzini migliori del torneo dimostrando facilità di corsa e dribbling, attirando su di sè gli occhi delle big europee e di Marco Tardelli commissario tecnico della nazionale italiana under 21. INTER NEL DESTINO – Nell’ottobre del 2000 Vratislav arriva all’Inter per 14 miliardi di lire su segnalazione di Marco Tardelli, nel frattempo diventato allenatore dell’Inter. L’ex tecnico della nazionale convince il patron Moratti, dicendo un gran bene del terzino, paragonandolo addirittura a Roberto Carlos. Gresko ha una grossa responsabilità, arriva nel periodo della “maledizione” del terzino sinistro, un ruolo che dopo il brasiliano non è stato più ricoperto degnamente, è giovane ed ha qualità, l’ideale per colmare finalmente quel vuoto durato anni. Firma un contratto di cinque anni ed esordisce subito confezionando l’assist vincente per il Chino Recoba in una stagione che sarà nefasta per i colori nerazzurri con il terzino che si rivelerà uno dei migliori in un campionato con molte insufficienze. CUPER E IL 5 MAGGIO – Dopo il fallimento totale di Tardelli, l’Inter ha bisogno di un uomo di polso per risollevare la baracca e chiama Hector Cuper, che consegna le chiavi della fascia sinistra a Gresko, con buoni risultati, in una stagione caratterizzata dalla continuità delle prestazioni dello slovacco e di tutta l’Inter, fino a quel fatidico 5 maggio, quell’ultima giornata di campionato che doveva essere di festa dopo tanti anni di sofferenze e delusioni e che invece si è trasformata nel peggior incubo possibile. Vratislav diventa il colpevole per gli interisti e l’eroe per i tifosi della Juve, la sua storia con l’Inter finisce quindi nel peggiore dei modi. INCREDIBILE MA VERO – E dire che per Gresko quella del 5 maggio non è stata l’unica disfatta di queste proporzioni. Dopo il 5 maggio infatti si scopre che con lui in campo sia il Bayer Leverkusen che  l’altra Inter, nonostate i favori del pronostico, avevano perso prima di allora lo scudetto all’ultima giornata. Porta iella affermato o solo casualità? SUL VIALE DEL TRAMONTO – In Italia c’è ancora chi crede in lui, il Parma, dove Vratislav va in prestito, con scarsi risultati, tanto da “durare” solo 6 mesi al termine dei quali viene ceduto in prestito al Blackburn che poi lo rileva a titolo definitivo la stagione successiva. Gresko sente di nuovo fiducia intorno a sè e sembra aver ritrovato la sicurezza nel giocare quando nel 2004 subisce un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio, il contratto scade e torna in Germania, prima al Norimberga e poi di nuovo al Bayer dove chiude la carriera nel 2009 con più bassi che alti. Una carriera che lo ha visto anche indossare 34 volte la maglia della nazionale slovacca e segnare due reti. Ah! Se quel retropassaggio fosse riuscito, avremmo forse raccontato un’altra storia e un’altra vita.