12 Novembre 2011

Stagione 70/71 la prima vera pazza Inter

L’inno dei nerazzurri è solo da pochi anni che canta le gesta della pazza Inter, ma andando indietro nella storia ci si può accorgere di come questo aggettivo non sia solo recentemente tatuato sulla pelle interista.

LA STORIA – Sono ormai passati gli anni della grande Inter di Angelo Moratti, sono ancora presenti gli elementi della vecchia guardia Mazzola, Corso, Burgnich, Bonninsegna e Giacinto Facchetti. A guidarli un allenatore dal cognome che risveglia bei ricordi, Heriberto Herrera. In estate la regina del mercato era stata la Juventus con un Boniperti scatenato che porta a Torino i migliori giovani in circolazione, creando un progetto che nel tempo gli avrebbe dato ragione. Ad aprire la volata scudetto è il Napoli insieme al Cagliari che ha in Riva e Liguori i fari della squadra: purtroppo per i sardi entrambi si fratturano in Nazionale, abbandonando così i sogni tricolori. A prenderne vantaggio è il Milan che sale sulla cima della classifica alla decima giornata e si invola verso il titolo di campioni di inverno. L’Inter fa un campionato a parte, con problemi di panchina e un licenziamento dell’allenatore alla sesta giornata. Siede sulla panchina interista Invernizzi che decide di attuare una tabella misteriosa che porta la beneamata a una rincorsa strepitosa che porta gli interisti ad agganciare i cugini alla ventiduesima giornata e sferrare il colpo di grazia solo una giornata più tardi con tanti saluti ai sogni di gloria rossoneri, chiudendo il campionato con ben due turni di anticipo.

LA TABELLA DEI SENATORI- Il campionato dell’Inter ha però dell’incredibile. La vecchia guardia non accoglie di buon grado l’allenatore che porta il cognome della leggenda, ma non ne ha la stessa stoffa. Bastano sei giornate: Corso, abituato a ritmi piuttosto personali, sembra essere motivo di allergia per l’allenatore, vero e proprio sergente di ferro, che non digerisce i fantasisti come lui. Ma non è solo l’11 nerazzurro a soffrire il paraguaiano. Così alla sesta giornata arriva l’allenatore delle giovanili Gianni Invernizzi, una scelta che doveva essere temporanea ma che in realtà ha dato inizio alla rimonta. Le dichiarazioni dei senatori dopo la cacciate dell’allenatore ex juve non lasciano spazio a malintesi. Il più perentorio è senza dubbio Corso “Il licenziamento si imponeva”, non più pacato Jair “Sono più che contento, ci voleva!” tentennante invece Mazzola “In fondo non è proprio che lo abbiamo cacciato noi…” Mentre una parte dei senatori si concedeva ai giornalisti un’altra, capitanata da Facchetti stilava con Invernizzi una tabella che aveva come obiettivo vincere lo scudetto, strappandolo al Milan. Una cavalcata emozionante che culmina con una vittoria fragorosa, un 5-0 al Foggia, con un gol spettacolare di Boninsegna, capocannoniere quell’anno con 24 reti. Malgrado le partenze nell’estate precedente di pedine importanti come Suarez e Guarnieri, l’Inter torna ad assaporare la vittoria con un Mario Corso che da giocatore in declino rispolvera il ruolo di guida cardine e fare della squadra.

CIAO ARMANDO- La gioia per la vittoria è però smorzata da un grande dolore che in quell’anno lacera il cuore degli appassionati di questo sport. Dopo aver detto addio al calcio giocato a causa di un brutto infortunio in Nazionale, l’ex libero della Grande Inter, Armando Picchi, era tornato nella sua Livorno, da allenatore, mostrando fin da subito una classe naturale anche per quel ruolo. Grazie a quell’annata l’occhio per i giovani di Boniperti si era posato su di lui, l’uomo giusto per un progetto futuribile. Poi il dramma, a febbraio lascia la squadra per delle analisi alla schiena, pensando che potesse essere un problema legato ancora all’infortunio che gli aveva tolto la gioia di giocare a calcio. Ma questa volta il destino aveva preservato per lui una rinuncia ancora più grande: la vita. Un tumore fulminante lo porta ad un vano tentativo chirurgico di tenerlo al fianco della moglie, anch’essa guarita da poco da una lunga malattia e due figli. Un tentativo vano perchè il 26/5/1971 Armando si spegne a San Romolo.