10 Maggio 2020

Stramaccioni: “La chiamata dell’Inter è stata una grande soddisfazione. Mi piacerebbe tornare ad allenare in Italia”

Le parole dell'ex allenatore nerazzurro sulla sua esperienza in prima squadra

Andrea Stramaccioni, ospite a Casa Sky Sport su SkySport24, ha raccontato la sua esperienza all’Inter, quando Massimo Moratti decise di promuoverlo in prima squadra, dopo aver vinto la NextGeneration con la Primavera nerazzurra. Ecco le sue parole:

CHIAMATA DELL’INTER – “La chiamata dell’Inter è stata una grande soddisfazione, un orgoglio. Ho attirato le attenzioni di Branca e Ausilio vincendo la Champions League con i giovani. Ricordo quell’anno, è stato sfortunato tra i fallimenti Gasperini, Juric, Ranieri. Moratti mi fece un contratto di due mesi, reputo questa esperienza una fantastica follia. Avevo una squadra piena di campioni, io ero un giovane allenatore appena uscito da Coverciano”. 

ALLENARE IN ITALIA – “Allenare in Italia, per motivi di affetto e perché e’ uno dei campionati più belli al mondo, resta la mia priorità. Ho allenato all’estero, in Iran, perché ho avuto la possibilità di giocare la Champions asiatica. Allo Sparta Praga per il blasone, ma in Italia tornerei volentieri. Magari non in una grande squadra, ma in una società che ha una componente di giovani e che abbia voglia di crescere con un progetto”.

ESPERIENZA IN IRAN – “E’ stata una cosa bellissima, li ringrazierò sempre, anche se ritengo il loro affetto ingiustificato. Il legame è andato oltre il calcio, la squadra si era ripresa ed è andata in testa alla classifica, da una posizione molto bassa. L’affetto, però, è andato oltre e forse qualche litigata che ho fatto li ha rappresentati“.

CARRIERA DA CALCIATORE – “Lasciai casa a 14 anni per giocare a calcio e avevo grandi aspettative. Fortunatamente, i miei genitori non mi hanno mai fatto smettere di studiare e poi il sogno del calcio si è spento. La componente fisica non è sfortuna e quando ti rompi tre volte il ginocchio vuol dire che il fisico non è adatto. Così, si è aperta la strada di allenare e ho realizzato il sogno di allenare in Serie A. L’Iran non me lo sarei mai immaginato, ma la Serie A la sognavo“.

LA VITTORIA ALLO STADIUM – “Quella era una partita particolare, fu l’apoteosi perché la Juventus era imbattibile. Giocava un calcio spettacolare e senza punti deboli. Quella partita fa capire l’importanza dei calciatori che avevo perché solo dei campioni potevano andare a vincere così e giocammo una partita spregiudicata che fu oggetto di incomprensioni con Marotta, anche se poi ci siamo chiariti. In quella gara mi ruppi la mano. Ottenemmo un calcio di rigore con un piccolo schema che fa nelle giovanili e vederlo fare a Cassano, Milito e Cambiasso fu una soddisfazione. Avevo convinto i ragazzi a giocare con tre attaccanti: Palacio, Milito e Cassano. Prendemmo gol subito e mi dissi ‘porca vacca, qua finisce 6-0″. Questa vittoria ci è rimasta impressa, l’ho definita la vittoria dell’Interismo. Con gli eroi del Triplete ci fu un momento di rivalsa verso una squadra che vinceva sempre. In quella gara tutti avevano messo da parte le loro rivalità, ma anche nel derby contro il Milan di Ibrahimovic e Nesta che non fece vincere lo scudetto ai rossoneri“.

STAGIONE ANDATA MALE – “Ci sono stati una serie di fattori: giocavamo con Samuel, Ranocchia e Juan Jesus e si fecero male contemporaneamente sia Samuel che Ranocchia. A Bergamo siamo stati costretti a stravolgere la formazione, fu una vittoria di misura e ci fu una battuta d’arresto dopo un filotto di vittorie. Gli infortuni ci hanno fatto perdere certezze soprattutto per una squadra che aveva trovato la quadra. Era stato ceduto Sneijder e c’erano stati cambiamenti, poi si fecero male Samuel, Stankovic, Milito, Chivu e infine Zanetti, un segno del destino, non so se lui si sia mai infortunato. Fu una tragedia perché perdere loro fu come perdere dei pilastri dello spogliatoio che mi stavano aiutando. Questa crisi ci ha portato a delle difficoltà. Poi Moratti stava cominciando a condividere la proprietà e iniziarono ad apparire facce non italiane. Moratti ci iniziò a spiegare che la società era in vendita e potete immaginare il terremoto che avviene in una società che per anni ha avuto un papà come Moratti. In quel caso sarebbero servite delle spalle più larghe delle mie“.

SQUADRA PER IL CALCETTO – “Parlo di quelli che ho allenato: grandissimi portieri come Handanovic, il più forte della Serie A, ma sceglierei Julio Cesar perché non ho mai visto un portiere giocare così. Lui giocava con i piedi e discutevamo perché voleva fare la partitella in campo e fuori, sai che quando fai doppi passi entrano i tacchetti. Samuel non fa differenza se ha davanti Julio Cesar o Ibrahimovic, poi ci metterei Zanetti e una coppia d’attacco con Di Natale e Milito e anche Stankovic a cui sono legatissimo. Cambiasso come sesto uomo perché altrimenti ci litigo”. 

IL DERBY CONTRO IL MILAN – Affrontammo il derby contro un Milano forte e la partita si mese bene. Andammo in vantaggio con Samuel e poi fu annullato un gol al Milan, si scatenò l’ira dei milanisti e negli spogliatoi ci fu un po’ di caos che coinvolse tutti, arbitro compreso. Rientrammo in campo e il Milan partì all’arrembaggio e Nagatomo collezionò due cartellini gialli in poco tempo, lui che è un calciatore di correttezza incredibile. Questo episodio condizionò la partita e finimmo in 10. Il Milan attaccava sotto la Curva Nord che ci sosteneva e a fine partita esplosi perché dentro di me la vedevo come un’ingiustizia. Avevamo vinto, ma mi sembrava che la decisione avesse influenzato la gara. Vidi la Nord impazziata e fu una cosa spontanea. Dissi che la vittoria era anche merito loro. Un’altra curva si sarebbe buttata giù, loro erano il nostro portiere in più“.

IMPRESA SFIORATA IN EUROPA – “Con il Tottenham fu una partita incredibile, eravamo nel pieno dell’emergenza e i ragazzi mi avevano avvertito che il White Hart Line era un campo difficile. Perdemmo 3-0 e il ritorno, facendo leva sull’orgoglio dei ragazzi, fu incredibile. Facemmo subito gol, vincemmo 3-0 con il Tottenham in grande difficoltà. Cambiasso ebbe la palla del 4-0 che uscì di pochi centimetri, ma il loro 4-1 fu una doccia gelata. Io ero molto giù ed eravamo vicini ad un’impresa. Moratti mi abbracciò dicendomi che avevamo fatto qualcosa di incredibile“.

CONSIGLIO AI GIOVANI – “A volte si fanno le cose con entusiasmo, ma per fare bene è importante una comunità di intenti. Come allenatore giovane puoi accettare tutto. Magari adesso mi fermerei a fare qualche chiacchiera in più con il direttore sportivo a capire i programmi. Mi riferisco all’estero, perché con l’Inter è stato un caso particolare. All’Udinese ho fatto una bellissima esperienza. Mentre allo Sparta ho accettato per il blasone, ma la vedevamo in maniera diversa“.

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