3 Settembre 2019

Passetti (dg Cagliari) sul tema razzismo: “Le società sono lasciate sole. La tecnologia a volte non basta, ecco cosa bisogna fare”

Il dirigente dei sardi parla in relazione ai buu razzisti rivolti a Lukaku durante Cagliari-Inter

Un altro, l’ennesimo, spiacevole episodio di razzismo ha reso protagonista i negativo il campionato di Serie A e l’Italia tutta. Si è consumato domenica sera, alla Sardegna Arena di Cagliari, quando Romelu Lukaku, attaccante dell’Inter, è stato bersagliato da cori e ‘buu’ razzisti da parte di una parte dei supporters sardi presenti sugli spalti. Il dg del Cagliari, Mario Passetti, ha concesso un’intervista al Corriere dello Sport proprio per affrontare questa tematica. Ecco le sue parole.

Comunicato – «Chiedere aiuto è un atto di grande coraggio e non vogliamo venga visto come un segno di debolezza. Perché non lo è. Le nostre parole sono chiare e sono dettate dalla volontà di prendere le distanze da qualsiasi episodio riconducibile a forme di razzismo, a prescindere che provengano anche da solo una persona. La nota è il frutto della considerazione che noi abbiamo del calcio e del messaggio positivo che vogliamo infondere».

Non basta – «Serve un cambio di passo. Credo sia necessario un motto unico, una lotta condivisa. Spesso, penso
che sia prevalso un atteggiamento conservativo legato alle singole posizioni con inviti generici alle società a fare di più…».

Oggi cosa è cambiato? – «Ogni anno speriamo sia diverso dal precedente, che non accadano episodi da condannare. E allora bisogna fare qualcosa, non più solo noi singolarmente. Se tutti agiremo con una azione unica e coordinata, i risultati arriveranno. L’avversario principale è l’ignoranza, che si cura con la volontà quotidiana di infondere valori positivi ed alla quale non si può rispondere con moralismi di facciate e con analisi superficiali dei fatti. È arrivato il momento di lavorare in maniera differente».

Esempi – «Abbiamo la tecnologia per individuare comportamenti poco consoni allo stadio, ma può aiutarci per
gesti o qualora venisse mimato un qualcosa di non corretto. Per associare esattamente una persona ad un labiale pronunciato la tecnologia può non bastare. Non è facile, ma per esempio nel caso di Lukaku stiamo sfruttando tutto quello che è in nostro possesso per capire e chiarire, tutto è al vaglio delle forze dell’ordine. L’obiettivo è isolare…».

Non sempre è immediato e chiaro – «Mi ha letto nel pensiero. Domenica c’era Bebe Vio ed era vicino a me, si è goduta lo spettacolo e nessuno si è accorto di nulla e siamo rimasti tutti sorpresi quando dopo la gara si parlava di questi episodi. Ecco perché dico che è una battaglia di tutti. Perché ci troviamo di fronte a pochi ignoranti e serve l’aiuto di tutti. Per isolarli e far capire loro che andare allo stadio è un’altra cosa».

Lavoro fatto prima  «Un grandissimo lavoro con la voglia e la volontà di esprimere un messaggio positivo. Il Cagliari è impegnato seriamente, la Curva Futura, un settore dello stadio destinato ai piccoli tifosi, è uno di questi frutti. E domenica c’erano 140 ragazzi a guardare la partita nel segno del “tifo per” e non “tifo contro”. C’è un lavoro di fondo, un lavoro di semina che non può essere sperperato per colpa di pochi occhi stupidi. Il popolo sardo e i tifosi del Cagliari hanno dimostrato da sempre che la passione e la cultura di un popolo sono più forti di qualche ignorante».

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