28 Aprile 2018

L’Intertinente – La tradizione del Derby d’Italia e l’appuntamento con la Storia: un’Inter da Champions per rilanciare il Calcio italiano

Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri

L’incornata arcigna di Koulibaly ha scombussolato l’armonia dell’ultima settimana: nello spazio di qualche istante, Napoli è divenuta proscenio dell’euforico orgoglio di un’intera città che adesso sogna in grande, la Juventus ha smarrito la rotta di un ennesimo trionfo in discesa e con essa le certezze di inviolabile invulnerabilità negli scontri diretti, e l’Inter intercetta le simpatie di quella fetta d’Italia estenuata dai costanti successi bianconeri, affinché gli undici di Spalletti sgambettino a loro volta la Vecchia Signora.

Ovviamente, oltre a ricordare l’impietosa inappellabilità dei recenti precedenti fra Inter e Juventus – ad eccezione della grazia a San Siro della scorsa stagione -, la speranza di veder ancora soccombere la Juve dopo la trasferta di Crotone e la sconfitta interna contro gli uomini di Sarri, appare fuorviante e priva di fondamento. Malgrado ciò, però, la valenza di questa sfida infinita è arricchita da un’altra peculiarità, che si aggiunge al già estremo fascino del Derby d’Italia: la possibilità che l’Inter argini ciò che ha indirettamente contribuito a lasciar esondare.

Il 6 maggio 2012, infatti, il complesso nerazzurro – reduce dalle gestioni Gasperini prima e Ranieri poi, e ancora sazio del Triplete del 2010 – guidato da un esordiente Andrea Stramaccioni, sconquassò ambizioni ed arroganze di un Milan in piena corsa verso il titolo, e di fatto consegnò lo Scudetto agli scudieri del primo Antonio Conte, che ebbero la meglio sul Cagliari nel campo neutro di Trieste. Oggi, dunque, l’Inter potrebbe affossare definitivamente le aspettative di ripresa di Massimiliano Allegri, offrendo al Napoli un’occasione portentosa per il definitivo sorpasso, sempre che i partenopei espugnino il Franchi.

In pratica, l’orchestra (a tratti, stonata) di Spalletti è chiamata a smorzare il dominio incontrastato di Buffon e compagni che proprio l’Internazionale ha avviato sette stagioni fa, non solo per il rispetto della tradizione, ma anche per rilanciare totalmente il Calcio italiano, ormai sopito da annate dall’esito quasi scontato ed annichilito dallo strapotere juventino; altrimenti, l’opzione ad un Napoli Campione d’Italia sarebbe una logorante attesa di una ribalta di Inter e Milan appunto, che riequilibri i livelli di competitività del campionato nostrano.

Ad ogni modo, di certo ci sono le parole di Spalletti dell’ultima settimana, che hanno predicato concentrazione e focalizzazione sugli obiettivi da perseguire: l’impegno di stasera non può rappresentare una passerella per compiacere spettatori coinvolti in maniera traversa, bensì dovrà essere affrontato con la serietà che impone. Perché si resti in scia della Roma e della Lazio, e si auspichi in un passo falso di una delle due o di entrambe, è necessario che Icardi, Perisic e la carovana spallettiana sfoderino una prestazione che ponga la sontuosità e la concretezza all’apice dei propri sforzi: Sarri e Koulibaly insegnano.

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