18 Settembre 2021

Correa a DAZN: “Era dal 2013 che sognavo di giocare nell’Inter”

L'intervista del Tucu

Correa (@Getty Images)

Correa

Joaquin Correa, attaccante fresco di passaggio all’Inter dalla Lazio nell’ultima sessione di mercato, ha avuto un grande impatto nel mondo Inter, nonostante i pochi minuti complessivi giocati. Sono già 3 i punti portati ai nerazzurri, con la doppietta decisiva contro il Verona alla seconda giornata. Oggi pomeriggio, a San Siro contro il Bologna, Il Tucu dovrebbe finalmente scendere in campo da titolare al fianco del suo amico, Lautaro Martinez. Questa l’intervista rilasciata dal numero 19 ai microfoni di DAZN.

Correa ha dichiarato: “L’esordio con doppietta a Verona è stato bellissimo. Ci tenevo molto a venire qui e a fare bene. Poi mi hanno detto che era dai tempi di Recoba che nessuno esordiva così e la cosa mi ha reso ancora più felice. Nel 2013 ero un bambino che voleva a tutti i costi venire all’Inter. Sin dal mio primo contratto da professionista in Argentina è stato il mio obbiettivo. L’Inter nel 2013 mi voleva, ma alla fine non si arrivò ad un accordo e rimasi in Sud America. Fu comunque un’esperienza bellissima. Gira voce di un mio tunnel a Samuel? Non so, non mi ricordo, se fosse vero dovrei avere qualche graffio in più”.

Joaquin Correa, Getty Images

“Inzaghi è stato importantissimo per me. Volevo già l’Inter, ma la sua telefonata ha fugato ogni dubbio. Da quando sono qui tutti mi fanno sentire a casa. Mi hanno insegnato cosa significhi essere un calciatore dell’Inter, la responsabilità di indossare questa maglia, questi colori. Abbiamo tanta qualità e possiamo puntare molto in alto. Non faccio proclami, prima dobbiamo vincere ogni singola partita. Ma sicuramente giocare con certi campioni ti aiuta a rendere tutto più facile: ti fanno avere sempre la palla nel modo migliore”.

Correa ha poi concluso: “La mia esultanza a Verona? In Argentina c’era una persona che diceva a me e ai miei amici che noi che andavamo in Europa non avevamo sangue. Partì tutto da lì: volevamo fargli vedere che a noi invece, il sangue scorre. Lo facevamo a calcetto, e poi da lì l’ho fatto sempre”.

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