Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Udinese 1-2
Analizziamo la sconfitta
Una sconfitta deludente quella incassata dall’Inter ieri sera contro l’Udinese che, per certi versi, cancella quanto visto di buono lo scorso lunedì all’esordio stagionale contro il Torino. Ancora troppi errori già commessi in passato, sui quali Cristian Chivu non è evidentemente riuscito ancora ad incidere. Ora ci attende una lunga sosta nella quale bisognerà lavorare e sperare in buone notizie dalle Nazionali.
Nel frattempo, ecco il nostro approfondimento con ‘Cinque cose che abbiamo imparato da Inter-Udinese’ (QUI GLI HIGHLIGHTS DI INTER-UDINESE):
1) Un passo indietro netto, nel gioco e nell’entusiasmo. La sconfitta contro l’Udinese pesa più del semplice risultato: arriva prima di una lunga sosta che rischia di ingigantire il malumore e fa emergere vecchi difetti mai risolti.
2) Il gol di Dumfries sembrava poter indirizzare la partita, ma i friulani non si sono scomposti. Hanno reagito con carattere, trovando il pareggio e poi impantanando un’Inter incapace di variare le proprie soluzioni offensive. Solo cross in area, inefficaci contro una difesa fisica e ben organizzata.
3) Sul piano tattico non sono mancate scelte discutibili. Chivu ha tentato il 4-2-4 nel finale come mossa disperata, ma ha lasciato in panchina Luis Henrique, uno dei pochi capaci di portare dribbling e qualità negli ultimi metri. Ancora meno comprensibile la decisione di sostituire Sucic prima di Calhanoglu, in una giornata già storta per il turco.
4) Proprio Calhanoglu ha incarnato i limiti del centrocampo nerazzurro, dominato dagli avversari. Nessuno ha preso in mano la squadra con personalità e l’unica vera occasione capitata al regista è finita sul fondo, a differenza di Atta, libero di segnare approfittando della passività difensiva di Bisseck.
5) Questa sconfitta suona come un campanello d’allarme: l’Inter dovrà affrontare molte altre partite complicate e non potrà limitarsi a una manovra prevedibile. Servono soluzioni nuove, alternative offensive e un centrocampo in grado di reggere l’urto. La sosta, ora, diventa occasione obbligata per riflettere e correggere la rotta.