25 Ottobre 2019

ESCLUSIVA – Inter-Parma, Ballotta: “Difficile lo sgambetto. Sfogo di Lippi? Anno balordo”. Poi apre al ritorno: “Magari in Eccellenza…”

L'eterno portiere passato anche fra le fila nerazzurre parla ai nostri microfoni fra passato, presente e futuro: "A 55 anni in porta qualcosina si può ancora fare! Lippi aveva capito di avere una squadra da metà classifica"

“Nonno Ballotta”, lo chiamava qualcuno negli ultimi anni in cui ha militato alla Lazio, in Serie A. Sarà difficile d’altronde disputare per qualcun altro un match del massimo campionato italiano a più di 44 anni, o uno di Champions a più di 43. Aggiungiamoci poi che tutt’ora, a 55 anni, sia difficile categorizzarlo in maniera definitiva come ex calciatore, visto che, pur essendo tecnico del Castelvetro in Eccellenza, ancora non esclude di poter dare una mano se serve.

La redazione di Passioneinter.com lo ha contattato per parlare di sé, del suo passato all’Inter in una stagione turbolenta e del match di domani fra i nerazzurri ed il Parma: Ballotta ha militato in entrambi i club.

Ballotta, innanzitutto come vanno le cose a Castelvetro? Può riposarsi come allenatore o scende ancora in campo all’occorrenza?

“Siamo un po’ in bassa classifica, ma siamo una squadra giovane. ci riprenderemo. Per quanto riguarda il campo beh, l’Eccellenza comincia ad essere un campionato un po’ elevato per un 55enne, però in porta magari qualcosina si potrebbe ancora fare! (ride n.d.r.)”.

Passiamo invece alla Serie A: questo campionato è più combattuto o la Juventus prenderà il largo?

“Purtroppo la seconda ipotesi è quella che penso. La Juventus è attrezzata per sbagliare davvero poco. Ha un organico più importante dell’Inter e del Napoli. E’ più completa come rosa: cambia un giocatore ma non sente la differenza. L’Inter ed il Napoli magari hanno 13-14 giocatori, ma poi magari altri non allo stesso livello dei titolarissimi. Poi se l’Inter sbaglia poco o niente è sicuramente pronta per fare uno sgarbo alla Juve, ma la vedo ancora un gradino più in basso”.

Domani l’Inter affronterà il Parma: che partita si aspetta?

“Non mi aspettavo partenza del Parma così. Sulle ali dell’entusiasmo potrebbe anche non dico fare uno sgambetto all’Inter, ma darle fastidio sì. L’Inter non è ancora una squadra completa al cento per cento, a Sassuolo ha rischiato fino alla fine. Una squadra che vuole ambire a certi traguardi non può rischiare un pareggio con la partita già in mano. Conte sta facendo un ottimo lavoro, il Parma non ha nulla da perdere e può dar fastidio”.

Qual è secondo lei il miglior portiere che oggi milita in Italia?

“E’ cambiato un po’ il trend: ultimamente iniziano ad esserci giovani portieri italiani che per un certo periodo sono mancati. Se non ci fosse stato Buffon avremmo avuto problemi anche per la Nazionale. Ora stanno crescendo dei buoni portieri come Cragno che ora è infortunato ma sta facendo vedere delle ottime cose anche l’anno scorso. Poi Gollini sta crescendo bene all’Atalanta, Meret sta facendo bene. Sirigu è davanti a tutti che non è più giovanissimo ma è costante nelle prestazioni. Se devo però scegliere il migliore di tutti allora metto Meret ed Handanovic. che non è italiano ma sta tenendo in piedi l’Inter da parecchio tempo”.

Ed il migliore con cui ha giocato?

“Ho avuto la fortuna di giocare con qualche portiere interessante come Peruzzi, Marchegiani, Frey. Ma Peruzzi è davanti a tutti”.

Stagione 2000-2001, la sua unica all’Inter. Cosa non ha funzionato e cosa spinse Lippi ad arrivare a ‘consigliare’ a Moratti di “prendere a calci i giocatori”?

“Mah, Lippi ha messo le mani avanti: aveva capito che non fosse una squadra per lottare ad alti livelli e penso che abbia preso la palla al balzo. Quella Inter era discreta negli 11 ma nel complesso da metà classifica. Lippi se ne è reso conto dopo la prima partita di campionato ed ha buttato lì il sasso per essere esonerato. Siamo stati eliminati anche dai preliminari di Champions, un’annata un po’ balorda, sin dall’inizio. Lippi quindi avrà valutato di fare questo tipo di scelta, neanche tanto Moratti”.

Oggi i giocatori a fine carriera cercano una pensione d’oro magari in Cina o negli Usa. Cosa ha spinto invece lei ha reinventarsi attaccante in Prima Categoria?

“Per me era un discorso di volermi divertire a fine carriera. Giocando fino a 44 anni in porta altri ruoli fai anche fatica a valutarli. Se poi pensi anche a voler fare l’allenatore e la gavetta… Sono andato molto avanti come giocatore. Magari fosse arrivato qualcosa di interessante qualche anno prima l’avrei considerata. Ho preferito rimanere alla Lazio dove mi sono trovato veramente bene e grazie a loro ho potuto continuare fino a quell’età”.

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