19 Maggio 2020

L’AIC indica una rotta per la ripartenza, Calcagno: “Tra il 13 e il 20 giugno la settimana decisiva”

Rendere possibile la ripartenza è qualcosa a cui in tanti stanno lavorando. I protocolli non sono adatti, per questo motivo c'è ancora qualcosa da fare

Sono giorni di fermento. La Bundesliga è ripartita. La Serie A non si sa quando e se lo farà. In molti dicono la propria, il nodo rimane sui protocolli, ritenuti impossibili da seguire per molti. Dello stesso parere anche Umberto Calcagno, vicepresidente dell’AIC. In un’intervista a L’inchiesta ha così dichiarato: “Tutti noi, di concerto con i club, Figc, Governo ed esperti, stiamo facendo il possibile per rendere concreta una ripartenza. I conti, però, bisogna farli con il virus. E la domanda di fondo che dovrebbe dominare i nostri pensieri è una: il nostro mondo potrà convivere o meno con il Covid-19? Ecco, questo è l’interrogativo principale che direziona ogni tipo di scelta”. 

“In chiave futura la strada della convivenza con il coronavirus sembra obbligatoria. Almeno fin quando non arriverà un vaccino. E qui i tempi non si prospettano così brevi. Di conseguenza, abbiamo il dovere di predisporre misure e norme di comportamento adeguate. Come, ad esempio, la gestione dei contagi”. 

E ancora sul nodo della quarantena: “Non ne farei tanto una tesi sostenuta dalla categoria che rappresento. È un discorso oggettivo. In Serie A abbiamo 500 calciatori. Migliaia di persone che complessivamente lavorano attorno al movimento. Non è ipotizzabile che in due mesi non escano casi di positività. In virtù di questo non si può pensare di isolare l’intero gruppo squadra. È inimmaginabile uno scenario del genere. E non credo che si debba essere esperti per comprendere che se rimanesse tutto invariato, si tratterebbe di una falsa ripartenza. Il rischio di fermarsi di nuovo sarebbe altissimo”. 

Impossibile poi pensare a blindare i ritiri: “Pensare di poter tenere chiuso perennemente il gruppo squadra dopo questi due mesi di lockdown è inimmaginabile. Anzi, dirò di più. Oggi come oggi non avrebbe senso neanche il ritiro di due settimane in assenza di una data certa di ripresa delle partite”. E sulle ipotesi 13 e 20 giugno ammette: “Non sono innamorato delle date ma è chiaro che questa sarà la settimana decisiva”.

Una cosa di cui lo stesso Calcagno è sicuro è che non bisogna sicuramente scordarsi “dell’indotto interno al nostro sistema di cui si parla pochissimo. In caso di mancata ripresa della A ne risentirebbero a cascata anche le categorie sottostanti. Quindi Serie B e C, per non parlare poi dei dilettanti e dei settori giovanili. E’ chiaro che ciò non significa voler far partire tutti. Sarebbe utopistico pensarlo e sostenerlo. Però bisogna spingere per trovare una soluzione, salvando il movimento”. 

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