13 Marzo 2021

Baresi: “Mourinho? Numero uno nella gestione delle persone. Regina è appassionata di calcio. E sul lavoro da scout…”

La lunga intervista all'ex difensore dell'Inter sulla sua carriera e l'avventura in nerazzurro

Beppe Baresi, Getty Images

I RICORDI

Armando Onesti? Era sarto per davvero, faceva anche vestiti su misura, era più di un hobby. Un altro calcio, quello, gli amici venivano in ritiro e giocavamo a carte. C’erano contatti diretti con tifosi e giornalisti. Ricordo Alberto Zardin, informatissimo cronista della Gazzetta. In Italia prima o poi arrivano tutti i grandi. Da Maradona a Zico, da Platini a Van Basten, da Falcao a Matthäus. Fermare il migliore? Limitare, diciamo. Marcavo le mezze punte, i fantasisti che decidevano le partite. Da Rivera ad Antognoni, a Maradona, a Platini, a Zico. Ma questi erano difficili da prendere, invece ricordo grandi duelli fisici con Causio, Claudio Sala e Novellino. Vere battaglie, ma con rispetto“.

CONVIVENZA CON FRANCO – “Una convivenza tranquilla, tra noi c’è sempre stato un buon rapporto. Io facevo la mia vita e lui la sua, ci vedevamo quando si andava a letto. La settimana del derby si discuteva, si facevano pronostici, si scommetteva qualche cena. Il primo derby me lo ricordo bene, marcavo Rivera, il primo grande campione da limitare. Il secondo anno affrontai mio fratello. Ora sarebbe un bel trambusto mediatico con due fratelli contro. Ma allora era tutto meno visibile“.

VITA A MILANO – “Cinema, amici, qualche locale. Non troppi, anche se il periodo che li frequentavo di più ha coinciso con un calo del rendimento. In azzurro sono stato agli Europei ’80, al Mundialito ’81 ma niente Mondiali ’82. Malandrino no. Ma, inconsciamente, ho passato un momento senza essere sul pezzo e nel calcio bisogna starci sempre. Quando pensi “sono forte, sono bravo, non ho bisogno di niente”, gli altri ti passano davanti. Miglior compagno di strada? All’inizio Oriali, nella seconda parte, Bergomi. Con lo “Zio” ora giochiamo a padel“.

ALLENATORI FONDAMENTALI – “Bersellini è stato quasi un padre per me, un punto di riferimento. A Trapattoni sono grato perché mi ha aiutato a smettere, mi ha fatto capire che a un certo punto bisogna fare altro. Quando mi lasciava fuori mi spiegava il perché. Mourinho? Numero 1 nella gestione delle persone, bravissimo a trasmettere le sue idee. Facile entrare in sintonia con lui. Poi i risultati aiutano. Qualcosa che non rifarei’ Direi di no, ho avuto più di quanto credevo. Non cancellerei nulla, neanche gli sbagli, fanno parte di un percorso”.

REGINA – All’inizio, sia io che mia moglie abbiamo cercato di sviarla. Lei era brava in tutti gli sport: tennis, cavallo, nuoto. Ma la sua passione era il calcio e alla fine abbiamo ceduto”.

SCOUT PER L’INTER – Guardo partite di tutto il mondo. Adesso ci sono un po’ meno campioni nel senso pieno della parola, più atleti-calciatori. Qualche campione, però, si trova sempre”.

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