13 Aprile 2021

Bordon: “Handanovic può andare avanti per tanti anni. Conte? Da calciatore ricordo la sua grinta”

L'ex portiere nerazzurro festeggia oggi i 70 anni

PRIMA PARTE

Nel giorno in cui spegne 70 candeline, per festeggiare il grande traguardo Ivano Bordon è stato intervistato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. L’ex portiere dell’Inter, che in carriera ha vinto il Mondiale 1982 da riserva di Zoff e quello del 2006 da preparatore di Buffon, è stato raggiunto da Samir Handanovic nell’ultimo turno per numero di presenze con la maglia nerazzurra, ben 382. Resta ancora saldo nelle mani di Walter Zenga, invece, il record di apparizioni per un portiere in maglia Inter a quota 473.

La sua Inter le ha già regalato lo scudetto in anticipo: se l’aspettava?
“Ci speravo dopo il successo sulla Juve, ma la svolta decisiva è stata la vittoria nel derby”.

Come 50 anni fa quando lei vinse il primo scudetto dopo un sorpasso sul Milan…
Debuttai a 19 anni in A in un derby, sostituendo Lido Vieri che per me è stato un maestro. Giocai soltanto nove partite, ma ero in campo a Catania nel giorno in cui superammo il Milan”.

Ricorda più volentieri quello scudetto o il secondo?
“Il primo è stato bellissimo, perché incominciai la carriera nel modo migliore. Nel 1980 l’ho vissuto di più, perché ero titolare in una squadra tutta italiana in cui 7-8 di noi provenivano dal settore giovanile”.

Ha giocato anche con Mauro Bellugi, suo grande amico scomparso da poco…
“L’ho conosciuto nel pensionato dei ragazzi dell’Inter. Poi, per un anno, abbiamo vissuto nella stessa casa a Trezzano sul Naviglio, ma non mi faccia dire di più perché mi vengono i brividi ricordando lui e Maurizio Galli, altro amico vittima del Covid”.

Bellugi è arrivato quarto al Mondiale 1978, lei invece come riserva di Zoff ha vinto nel 1982, poi come preparatore di Buffon ha vinto quello del 2006: che effetto le fa essere l’unico bi-campione del mondo?
“Penso di essere fortunato e portafortuna, perché di titoli mondiali ne ho tre. Nel 1973, infatti, ho vinto il Mondiale Militare in Congo in una squadra in cui c’erano il mio amico Oriali, Furino, Graziani, Zecchini, Speggiorin, Bittolo, Ammoniaci, tutti arrivati in Serie A”.

Torniamo ai due Mondiali più importanti: quale le è rimasto più nel cuore?
“Il primo è stato un’emozione indimenticabile. Il secondo è stato il doppio, perché a Berlino mi sembrava di averne vinti due in una volta sola”.

Nel suo bel libro ‘In presa alta’ racconta che Berlino era nel suo destino…
“Sì, perché nel 1971 la ripetizione della famosa partita della lattina contro il Borussia Moenchengladbach si giocò a Berlino e io alla vigilia mandai una cartolina ai miei genitori scrivendo che avremmo pareggiato 0-0. Parai un rigore e finì proprio 0-0, così da quel giorno mi chiamarono tutti ‘pallottola’, come mi aveva già soprannominato Mazzola. Guarda caso sono tornato a Berlino e ho festeggiato il Mondiale, esultando a ogni parata di Buffon. Peccato solo che non trovi più quella cartolina”.