2 Settembre 2012

ESCLUSIVA – Intervista a Marco Russo: “Strama è già un grande!”

Si respira aria di “vecchi tempi”, la partita di stasera a San Siro, contro la Roma, per Andrea Stramaccioni sarà sicuramente un sfida diversa dalle altre, se non si tratta di rivincita come ha dichiarato più volte il Mister allora è sicuramente un tuffo nel passato. Noi di Passioneinter.com abbiamo intervistato in esclusiva Marco Russo, un ragazzo che ha visto percorrere da vicino i primi passi dell’allenatore nerazzurro. Quando sei stato allenato da Stramaccioni? “Se non sbaglio eravamo nel 2000/2001 facevamo gli Allievi provinciali a Roma nella AZ sport / NOVA RES neanche i regionali, perciò avevo tra i 14 e i 15 anni, gli altri erano un pochino più grandi e io giocavo in una categoria in più.” Com’era il rapporto di Mister Stramaccioni con voi ragazzi? “Ero il più piccolo della squadra, avevo il numero 10 ed ero coccolato soprattutto da lui! Io e Strama avevamo un rapporto da fratello maggiore e fratello minore. Lo amavamo tutti quanti.” Il modo di allenare del Mister?  “Ricordo che andammo in ritiro per una settimana in Umbria e che corremmo tantissimo, era la preparazione e in più ci facemmo un sacco di risate! Qui a Roma invece ricordo schemi offensivi, schemi difensivi, all’ inizio dell’allenamento ci dedicavamo ad una sorta di ?palla a mano? per riscaldarci. La sua era ?scuola calcio?, ci insegnava tutti i trucchetti e le furbate, ma sempre nel limite. Le partitelle finali le giocava anche lui. Faceva persino la doccia con noi, unico!” Quanto impegno metteva nel suo lavoro? “Ci raccontava di essersi rotto il ginocchio e di essere stato fermo per tanto tempo, perciò decise di intraprendere la carriera di allenatore?Era un trascinatore, si vedeva già da lì che avrebbe fatto strada, dalla passione e dalla dedizione che ci metteva. Sempre puntuale e presente nel caso avessimo un problema, ma non solo nell’ambito calcistico, lui parlava con i nostri genitori e se per caso qualcuno di noi andava male a scuola c’era sempre una parola d?incoraggiamento anche in quei casi; ma la cosa più importante è che voleva sempre vincere!” Vi ha mai sgridati? ? ‘Sgridati’ nel vero senso della parola non proprio, non era mai maleducato nei nostri confronti e riusciva a farci capire le cose senza troppa difficoltà. Mai litigi tra di noi e se per caso litigavamo in campo con qualche avversario lui era sempre pronto a difenderci.” Prima del suo arrivo che squadra eravate? “Non so se sai come sono le categorie a Roma, comunque degli Allievi ce ne sono tre provinciali regionali e nazionali e noi eravamo la categoria peggiore! Prima del suo arrivo eravamo una massa di “seghe?, ci ha insegnato tante cose ma alla fine eravamo dei ragazzini, niente a che vedere con la serie A, da noi le borracce ed i palloni non bastavano per tutti!” I discorsi alla squadra? “I discorsi veri e propri li faceva ogni martedì quando parlavamo della partita oppure ad inizio campionato, ma alla fine parlava moltissimo sempre, era un motivatore, ci conquistava, ci trasmetteva una voglia pazzesca, non saltavamo un allenamento, eravamo tutti affascinati da questo ragazzo.” Cosa pensi del paragone con Josè Mourinho? “Non so come allena Mourinho, ma di Stramaccioni posso dirti che lavora molto sulla testa, sulla mentalità della squadra. Quelle poche volte che perdevamo, magari con la prima in classifica, il martedì era sempre lì a rincuorarci e a spronarci ad andare avanti, ‘sempre mejoooo’ e dovevamo allenarci sempre di più.” Un episodio, un aneddoto che ti è rimasto impresso del Mister? “Ricordo di esser stato a casa sua e di aver visto i video di quando giocava con l’Italia o col Bologna.” Sai che all’Inter alcuni giocatori sono addirittura più grandi di lui? “Sa tener testa a tutti! Non conosco personalmente Zanetti ma da ciò che vedo è un grande uomo e perciò non ci sono problemi, ne sono sicuro.” Pensi che riuscirà a diventare un grande? “Lui è già un grande!” Cosa diresti ora a Stramaccioni? “Gli direi: ‘grazie Mister di aver fatto parte della mia vita e di avermi fatto crescere’. Quanto abbiamo pianto quando ci ha detto che andava via.”