25 Aprile 2020

Ferri in diretta con Ciccio Valenti: “Marotta cuore d’oro, ha procurato migliaia di mascherine agli ospedali in emergenza”

L'ex difensore del'Inter si è raccontato in una lunga chiacchierata con il noto tifoso nerazzurro

Riccardo Ferri, storico ex difensore nerazzurro, si è raccontato in una lunga chiacchierata durante una diretta Instagram con Giacomo “Ciccio” Valenti. Ecco le parole dei due grandi tifosi dell’Inter.

Riccardo, ti sei spaventato per questa storia del Coronavirus? Tu abiti a Lodi, uno degli epicentri.

“Certo, ho anche avuto patologie polmonari qualche anno fa e quindi mi sono spaventato. Poi mia mamma è anziana ed è molto a rischio. Qui è stato come uno Tsunami, non abbiamo avuto tempo di organizzarci e di capire. Tanta confusione, abbiamo perso tanti amici… Non è stato facile. Non lo è tutt’ora. 

L’idea per ‘Teste di Gazza” fu in gran parte grazie ai tuoi racconti. Tu i tedeschi li hai visti quasi tutti no?

“Io ho iniziato nell’81 all’Inter e si li ho visti quasi tutti. Ti dico una cosa su Gascoigne proprio. Dieci anni fa facemmo una amichevole con l’Inghilterra partita tra vecchie glorie. Mi disse che stava benissimo che aveva finito con l’alcool. Dopo 10 minuti si stava scolando una pinta di birra alta come me!”

Facciamo un quiz. Chi dei tedeschi si metteva la crema sulle mani e si rivestiva di nuovo ?

“Hansi Muller“.

Parlaci di lui

“Ero in campo quando Altobelli gli diede il ceffone, lo sentii dalla difesa. Lui era molto gentile e rispettoso, però pensava di poter fare la differenza nel nostro campionato. Lui e Beccalossi non potevano coesistere. Il Becca cercava sempre o di segnare o di darla a Spillo. Muller però ha portato immediatamente un po’ di dualismo”. 

Te lo aspettavi il ceffone di Altobelli a Hansi?

“No, no. Anche perché era fuori luogo. Anche perché fu piuttosto forte. Quello era un gesto che va condannato, ha avuto anche delle ripercussioni nello spogliatoio”.

Il più forte dei tedeschi?

Mattheus, anche più di Rummenigge. Lui faceva la differenza, stravolgeva le partite in cui tu facevi fatica a attaccare. Rubava palla e faceva queste progressioni impressionanti”.

Parlami di Schillaci

“Il giocatore con cui mi sono divertito di più in assoluto. Andai a trovarlo con mio figlio Marco, aveva 4 anni. Mi disse: “Ho dei mobili anziani da farti vedere che so che te ne intendi”. A un certo punto mi prende il bambino e me lo porta in una stanza in fondo, mi dice “Gli ho messo i cartoni animati”. Me lo aveva messo a un metro da una televisione da boh, 500 pollici. Aveva già gli occhi grossi così. Un’altra volta arriva un giornalista e chiede a Totò: “Scusa possiamo fare due chiacchiere?” E lui “Ah, con chi?”

Allenatore più forte?

Trapattoni, poi Bersellini e Radice. Anche Bagnoli era forte, ma non eravamo una squadra che poteva valorizzare il suo lavoro a dovere”.

Quando passaste dal Trap a Orrico. Cosa possiamo raccontare?

“Non proprio tutto tutto, ci sono troppi risvolti “piccanti” diciamo così. Orrico arrivò e non teneva conto del lavoro fatto per 5 anni con Trapattoni. Si mise alla lavagna e disegnò la sua Inter e dopo 3 minuti ci siamo guardati e capimmo che sarebbe stata un’annata di me… Voleva un modello di gestione del gruppo suo. Perse subito la stima, il rispetto e la credibilità della squadra”.

Mi racconti di Maradona?

Maradona nella nostra prima trasferta a Napoli palleggiava nel riscaldamento col tendine d’Achille. Poi iniziò la partita e mi incazzai un po’. Aveva giocato per 20 minuti con le scarpe completamente slacciate. Lui giocava così”.

Era il più forte di tutti?

“Per me lo è ancora. Quello che gli si avvicina di più è Messi. Ronaldo era forte ma se vai in un ospedale e ci sono due culle, una con Ronaldo e una con Messi, e butti un pallone, Messi palleggia già, Ronaldo no. Se facciamo una piramide io metto: Maradona e Pelè in cima, Messi subito sotto, ancora più sotto Cristiano Ronaldo e Ronaldo il fenomeno. Poi Van Basten, Zidane, Zico, Platini e Careca, che era un fenomeno in velocità”. 

Li metti pari i due Ronaldo?

“Individualmente il nostro Ronaldo era più forte, aveva una capacità di muovere tutto che Cristiano non ha. Ma è più uomo squadra. CR7 è marcabile con la collaborazione del reparto, Ronnie anche se lo marcavi con altri 3 rischiavi di perderlo”.

Il tuo amico all’Inter chi è stato?

Bergomi, Mandorlini, Matteoli. Matteoli è una delle più belle persone che abbia mai conosciuto nella mia vita. Ma ce ne sono tanti con cui mi sento ancora”.

Racconta della nazionale e Spillo

“Eravamo in Germania a Dusseldorf, alla vigilia della partita di inaugurazione. Allora non c’era la playstation per ingannare il tempo come adesso, ti rompevi e basta. C’era l’uscita dell’hotel che faceva spigolo con un sentiero che andava fino al cancello. Io e Vialli sfidammo qualcuno a spogliarsi nudo e a andare fino alla fine della strada. A un certo punto Altobelli accetta la sfida. Si spoglia e parte di corsa. Non appena si era girato noi gli abbiamo fatto sparire i vestiti. Da una parte mentre tornava di corsa, usciva la commissione della federazione, ossia: Matarrese, moglie, fratello cardinale, figlia e alleantore, Azelio Vicini. Fu esilarante.

Al povero De Napoli invece mettemmo un dado nella doccia e non si accorse finché non finì. Continuava a scivolare e insultarci in napoletano”.

Ma uno figo cuccava?

“Ma anche uno non figo cuccava, bastava giocare a calcio. C’era gente che era impossibile avesse relazioni, nemmeno a pagamento, ma giocando in Serie A aveva delle possibilità”.

Raccontami del Trap

“Era un personaggio. Io ero in camera con Bergomi. Il trap entra e dice “We, duman ghè Careca, Maradona”parlava in dialetto, anche coi tedeschi quando si incazzava. Spostava i mobili per spiegarci come marcare gli attaccanti. Nessuno trasmetteva l’energia che dava lui”

Noi interisti, nonostante il passato del Trap con Juve e Milan, lo adottammo subito, come Conte.

“Sono persone che si calano facilmente nella propria realtà, amano il proprio lavoro e trasmettono tantissimo. E questa cosa arriva velocissima ai tifosi, sia col Trap che con Conte. Danno l’anima per il proprio mestiere, indipendentemente dalla squadra. Non mi meraviglia l’amore per Conte sinceramente. Sapevo sarebbe bastato poco”.

Diceva parolacce il Trap?

“No, era molto educato e rispettoso con tutti”.

Hai mai mandato a quel paese un allenatore?

“Si, Orrico. Perché aveva mancato di rispetto in maniera pesante a dei miei compagni. Poi lo aveva fatto con me e io gli avevo fatto presente che per certe cose non esistevano le gerarchie e si andava sul personale”.

Il giocatore più divertente che hai trovato come compagno?

Vialli, oltre a essere molto intelligente e un grande giocatore, era simpaticissimo. Berti era un personaggio, però purtroppo una volta ci picchiammo in allenamento. Era il giorno del ritorno con l’Aston Villa, in partitella ci beccammo e mi tirò un ceffone a tradimento. Io iniziai a menarlo e quando arrivò Trapattoni facemmo finta di nulla nonostante i lividi in faccia”

Parlami di Diaz

“Pianse quando andò via dall’Inter. Avevano già scelto Klinsmann e potevi avere solo 3 stranieri. Col senno di poi forse quella squadra non andava toccata per portare continuità”.

Dicci qualcosa che non sappiamo su Prisco

“Ai miei tempi non c’era molto contatto coi dirigenti, non avevi molta confidenza. Era una persona molto cordiale e affettuosa, di poche parole ma molto mirate e pertinenti. Quello che si vedeva e si conosceva in televisione era il vero Prisco, uno con grande carisma”.

Giacinto?

“Era un grande amico, noi giocavamo a tennis, facevamo i tornei. Lui mi calmava sempre, era un signore. Aveva un fisico e una capacità di corsa pazzeschi”.

Com’era come presidente Fraizzoli?

“Era come un padre, ci voleva tutti accasati. Mi chiedeva “quando ti sposi?” e io avevo 18 anni. Pellegrini invece era una persona molto attiva. Discutemmo un po’ quando andai alla Sampdoria perché non ci fu chiarezza. All’ultima con l’Inter prima di lasciare io piansi”.

Com’è stato andare via?

“Quando lasciai l’Inter e tolsi la maglia fu come perdere la pelle. Fu la finale di Coppa Uefa col Salisburgo, giocai gli ultimi  20 minuti. Piansi moltissimo”.

Chi è il più forte tra Skriniar e De Vrij?

“Sono entrambi fortissimi. Skriniar sta patendo la difesa a tre, ha fatto bene ma meno bene rispetto agli altri anni. De Vrij giocando centrale si trova meglio per ora. Anche Godin ha sofferto il nuovo ruolo”.

Hai rimpianti sui guadagni?

“Assolutamente no. A Italia ’90 ero titolare in nazionale ed ero uno dei migliori difensori al mondo. In panchina c’erano Ferrara e Vierchowood che prendevano due volte e mezzo me. Ma non mi lamentavo, avevo firmato un contratto e lo rispettavo”. 

Zenga è il più forte portiere con cui ha giocato?

“Si, ma è stato l’unico portiere con cui ho giocato. Uno dei più forti di sempre”.

Alla Juve riusciresti ad andare?

“No, non ce la farei. Non potrei mai”.

Ti ha sorpreso più Conte o Marotta?

Marotta. Sa usare benissimo il bastone o la carota, ma in fondo rimane un bonaccione, uno col cuore d’oro. Ti racconto questa cosa. Dall’ospedale di Lodi mi chiesero di fare da tramite con l’Inter per sapere se Suning poteva dare una mano per l’emergenza, come avevano già fatto in Cina. Chiamai BeppeMarotta si mise al lavoro. In appena 8 giorni, fece arrivare a Lodi 26mila mascherine e a Bergamo 65mila, proprio quando la crisi era all’apice. Questo ti dice molto sulla persona”.

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