6 Ottobre 2019

Nespoli: “Non conosco Conte, ma uno così serviva all’Inter. Vi dico la mia formazione delle stelle”

L'ex astronauta è tifosissimo dei nerazzurri

Con la speranza che questa sera possa essere un’Inter spaziale, quella messa in campo da Antonio Conte nel derby d’Italia contro la Juventus, tra i milioni e milioni di tifosi sparsi nel mondo, il club nerazzurro può anche vantare di averne uno speciale proveniente direttamente dallo spazio. Si tratta del famosissimo Paolo Nespoli, ex astronauta oggi in pensione, la cui passione verso i colori nerazzurri è stata rivelata per la prima volta in una foto della Nasa nel 2011, mentre galleggiava in assenza di gravità durante la missione MagISStra. Intervistato sulle pagine de La Gazzetta dello Sport questa mattina, ecco quelle che sono state le sue parole:

Nespoli, il suo interismo è venuto fuori in un modo molto strano.
“Di solito gli astronauti americani portano le maglie di football, basket, baseball: si fa la foto, poi quando si torna sulla Terra la maglia viene impacchettata e data alla squadra. Io ho pensato di fare lo stesso con l’Inter. La Nasa queste foto normalmente non le pubblica per ragioni commerciali. Con me ha fatto un errore. Avevo la maglia dell’Inter mentre il comandante metteva lo stemma della missione, mi ha detto “rimani così” e immaginavo che la foto sarebbe rimasta segreta. Però la Nasa non conosceva l’Inter… e quindi ha reso tutto pubblico”.

Era una maglia molto importante.
“Già, era quella post Triplete. Quando mi chiedono del mio tifo per l’Inter dico sempre che quella foto mi ha fatto diventare un dio per il 3% della popolazione e un diavolo per tutti gli altri…”.

Ma un’Inter delle stelle ce l’ha?
“Ammetto di essere rimasto un po’ indietro. Penso a Facchetti, Mazzola, Corso. E poi Oriali, Zenga, Bergomi, Ronaldo. Ora però vedo che potrebbe succedere qualcosa di grande di nuovo”.

Il merito dell’Inter in orbita, per molti, è di Conte. Anche per voi astronauti “l’allenatore” è molto importante.
“Certamente. La responsabilità delle missioni non è nelle mani negli astronauti. Tutto ruota attorno al direttore di volo, l’equivalente dell’allenatore di calcio. Da terra dà le istruzioni per le missioni, che poi devono essere messe in pratica. Come nel calcio: certo, c’è chi segna, però un tecnico che sa guidare i suoi uomini è fondamentale. Non conosco Conte, ma uno così serve eccome”.

Conte dice che non si vince con l’io ma col noi. Succede così nello spazio?
“Sì. Non si potrebbe fare un esperimento se non ci fosse un lavoro complesso dietro. Lo stadio non è un ambiente isolato come lo spazio ma l’adrenalina è tale e quale. Certo, se sbagli un rigore non muori fisicamente ma l’errore ha un impatto incredibile sulla tua vita e su quella di tanti altri. Nello spazio hai la responsabilità per la vita tua e di chi hai attorno e per il risultato di chi ha lavorato tanto sulla missione”.

È in pensione da quasi un anno. Che cosa le manca dello spazio?
“Pensavo di stare con la famiglia e invece no… Oggi si pensano le missioni sulla Luna e mi piacerebbe esserne coinvolto. Ma se penso all’assenza di gravità e alla capacità di vedere la terra da lassù, dico che sono stato proprio tanto fortunato e sarebbe stupido rimpiangerle”.

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