13 Ottobre 2019

Ronaldo: “Con Cuper non ce la facevo più. Inter? Non l’avrei mai voluta lasciare”

Il Fenomeno brasiliano è intervenuto al Festival dello Sport

Intervenuto in collegamento video con il Festival dello Sport di Trento, allestito per il secondo anno consecutivo da La Gazzetta dello Sport, Ronaldo il Fenomeno ha svelato nella giornata di ieri i motivi che lo avevano spinto a lasciare l’Inter per andare al Real Madrid. Una ragione chiara che non aveva nulla a che vedere con l’ex presidente Massimo Moratti. E per quanto riguarda il famoso 5 maggio del 2002, Ronaldo ha spiegato cosa quella delusione gli aveva provocato nei giorni successivi. Ecco le sue parole:

RAPPORTO CON CUPER – “Non avrei mai voluto lasciare l’Inter, la sentivo come casa mia. Non mi era mai capitato di chiedere la testa di un allenatore al mio presidente, non fa parte dei miei valori. Però con Cuper non ce la facevo più, si comportava male nei miei confronti. Non so se con la vittoria del campionato sarebbe cambiato qualcosa. Pensavo che Moratti avrebbe cacciato Cuper, perciò a causa del mio orgoglio scelsi di andarmene. La città che prima mi amava arrivò ad odiarmi, fu difficile. Moratti per me è stato come un padre, entrambi pensiamo di aver fatto un errore in quella circostanza”.

DELUSIONE – “Al 5 maggio ho pensato tante volte, eravamo troppo convinti di vincere ed eravamo distratti dal probabile acquisto di Nesta. Inoltre penso che Cuper abbia sbagliato la formazione, inserendo troppi centrocampisti, ed abbiamo fatto anche tanti errori individuali. Una delle più grandi delusioni della mia vita. La nostra Inter era fortissima: Vieri, Seedorf e tanti altri grandi calciatori. Con Bobo mi trovavo alla grande, ma a causa del mio infortunio abbiamo giocato poco insieme. Contro la Lazio mi sono subito reso conto che il ginocchio aveva ceduto. Era un infortunio di cui allora non si sapeva moltissimo, i primi giorni sono stati tristissimi. Ho dovuto cercare dentro di me tutto l’amore che provavo per il calcio. Non ho mai mollato la fisioterapia, con la speranza sempre con me. Penso che i metodi di allenamento di allora non mi abbiano aiutato”.

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