Ronaldo: “Stregato da Lautaro. Inter, regalaci la Champions”
Le parole dell'ex calciatore

Questa mattina, intervistato sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, Ronaldo il Fenomeno ha parlato dell’imminente finale di Champions League che vedrà l’Inter sabato sera faccia a faccia con il Psg. L’ex attaccante brasiliano, che nella carriera da calciatore non è mai riuscito ad alzare questo trofeo, da buon interista si aspetta dunque di poter esultare al termine del match di Monaco.
Queste le sue parole sui nerazzurri: “Ho visto Inter-Barcellona in tv: è stata una meraviglia. E a casa del Pres, quel giorno, ne abbiamo parlato con gli ex compagni delle mie Inter, tutti dicevamo la stessa cosa: non si riusciva a staccare gli occhi da quello show. Sì, è stato uno show: da infarto per i tifosi, immagino, ma quasi da infarto anche per chi lo guardava e ha visto anche più di quanto si aspettava. Con gli spettacoli noiosi, dunque ‘non spettacoli’, a cui spesso si è costretti ad assistere oggi, un’occasione per fare pace con il calcio. Ed è stato bello che ci abbiano regalato quelle due partite, perché anche l’andata era stata bellissima, due mie ex squadre”.
Uno spettacolo che ha premiato l’Inter.
“Quando ci si prende una finale di Champions League, è difficile che si possa dire con certezza che una squadra ha meritato più dell’altra di arrivarci. Sarebbe un po’ come pretendere di fare un pronostico sulla finale essendo sicuri di essere nel giusto. Chi alla fine vince ha ragione, e infatti Flick ha fatto i complimenti all’Inter. Che quella sera una cosa in più rispetto al Barcellona l’ha avuta di sicuro e dovrà averla anche in finale: la capacità di restare attaccata alla partita, quasi con rabbia, fino alla fine. Bastava guardarli in faccia, gli interisti”.
Quale faccia le è rimasta più impressa?
“Beh, gli occhi di Acerbi dopo aver segnato…”.
Da ex attaccante: scomodo essere marcato da lui?
“Più che altro si vede che lui intuisce prima quello che l’attaccante vuole fare: l’esperienza conta. E in una finale di Champions può contare ancora di più”.
Sempre da ex attaccante: peggio trovarsi di fronte Sommer o Donnarumma?
“Bella lotta: Donnarumma è quel tipo di portiere che con il fisico non ti fa vedere la porta, ti toglie soluzioni di tiro. L’ho visto nelle due semifinali: è stato frustrante per l’Arsenal. Sommer è più imprevedibile: in una frazione di secondo è dove non immagini possa arrivare. Quella parata su Lamine Yamal nel finale è stata clamorosa. Ha presente la faccia del ragazzino? Diceva ‘Non ci credo’. Le Champions si vincono anche così, per una parata in semifinale. O magari in finale: vedremo”.
A proposito di dettagli, parlava di esperienza: si può dire che l’Inter potrebbe rivelarsi squadra più navigata del Psg?
“L’esperienza non la fanno gli anni sulla carta d’identità, ma gli anni vissuti ad alti livelli: il Psg ha giocatori che hanno giocato tante partite, e importanti, almeno quanto quelli dell’Inter. Anche per questo, credo sarà una finale molto equilibrata. Spero anche bella, ma quello lo speriamo tutti”.
Più forte il Barcellona o il Paris Saint Germain?
“Io credo che il Barcellona fosse un’avversaria ‘ideale’ da affrontare per giocarsi qualcosa di così grande. E per ideale intendo fortissima davanti – come l’Inter dietro – ma poco prudente, diciamo così, in fase difensiva, e l’Inter ha giocatori, non solo attaccanti, che non perdonano. In questo senso con il Psg potrebbe essere più dura. Ma Inzaghi lo sa”.
Nel senso che conosce Luis Enrique?
“Le sue squadre hanno sempre un equilibrio, credo che anche il fatto di aver allenato in Italia lo abbia fatto crescere come idee e mentalità. Il problema, per l’Inter, è che davanti il Psg non è molto meno forte del Barcellona. Un po’, non molto. Del resto, non hanno mai avuto grandi problemi di budget, no…?”.
Sicuramente meno dell’Inter.
“Su questo argomento sono preparato: ogni tanto parlo con Piero Ausilio, abbiamo cenato insieme ora che sono venuto a Milano. Anche negli ultimi due mercati, e pure gli anni prima, hanno dovuto fare un lavoro molto ‘obbligato’, anzitutto rispettando i bilanci: come tanti ds sono costretti a dire oggi, bisogna essere bravi con le idee, non solo con i soldi. Nel caso dell’Inter, anzitutto con le idee: direi che sono stati molto bravi”.
L’attaccante del Psg da temere di più?
“È sempre quello che arriva all’appuntamento nella condizione mentale migliore e credo che uno che ha segnato più di 30 gol come Dembélé veda questa partita come quella della consacrazione stagionale: la giocherà molto carico e leggero allo stesso tempo. Ma io stravedo per Barcola, uno di quei giocatori che prende la palla e dici: ‘E adesso vediamo cosa fa’. E Kvaratskhelia lo conoscete meglio di me”.
Luis Enrique ha meno attaccanti di cui doversi preoccupare?
“Nell’Inter non segnano solo Lautaro e Thuram, perché gioca in un modo diverso: è tutta la squadra ad ‘accompagnare’ loro due. Certo, sapere di poter avere minuti di qualità anche da Taremi, e magari Arnautovic, sarebbe molto importante per Inzaghi. Di Lautaro mi hanno impressionato due cose: lo sguardo che aveva la sera di Inter-Barça, non stava bene eppure sembrava che volesse mangiare la partita. E immagino come a Monaco vorrà mangiare il pallone, visto che avrà recuperato anche fisicamente. Quella faccia me la aspetto anche da tutti gli altri interisti, da Barella in giù”.
E la seconda cosa che l’ha colpita di Lautaro?
“Ho visto le sue foto di venerdì, sembrava davvero disperato per lo scudetto perso e un capitano sa trasformare la rabbia in qualcosa di positivo. E trascinare la squadra trasmettendo voglia di riscatto”.
A proposito: è stato uno scudetto perso o buttato?
“Buttato è una brutta parola, anche poco rispettosa per il Napoli. È vero che l’Inter sulla carta era più forte del Napoli. Ma è vero anche che l’Inter è in finale di Champions per la seconda volta in tre anni: io non solo non l’ho vinta, ma non sono neanche mai arrivato in finale…”.
Non abbiamo parlato di Thuram.
“Non ho visto tutte le partite di quest’anno, solo le più importanti, ma mi è bastata l’ultima di Champions a San Siro: mi è sembrato l’attaccante che qualunque altro attaccante vorrebbe avere vicino. Io ho giocato contro suo padre, difensore incredibile: deve avergli trasmesso un po’ della sua mentalità. Uno che gioca come Marcus mi avrebbe fatto fare un sacco di gol”.
Ma pensa mai al fatto che nel suo palmarès manca praticamente solo la Champions?
“Non sono l’unico. Per caso, tempo fa, mi è capitato di leggere l’elenco di tutti quelli che non ci sono riusciti: da Buffon a Matthäus fino a Maradona, sono in ottima compagnia… Piuttosto, sarebbe bello che la squadra di oggi mi regalasse questa gioia, l’unica che mi manca. Anzi, come già nel 2010, la regalasse a tutti noi interisti di ieri che, per un motivo o per l’altro, non ce l’abbiamo fatta”.
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