31 Maggio 2020

Stramaccioni: “Cassano? Uno degli errori della mia giovane carriera. Volevo Aubameyang e Gomez con Milito”

L'ex tecnico nerazzurro rivela altri curiosi retroscena sulla sua esperienza all'Inter

Andrea Stramaccioni (@Getty Images)

Stramaccioni Inter

Andrea Stramaccioni, ex allenatore dell’Inter, nella seconda parte dell’intervista concessa a Tuttosport, rivela altri curiosi retroscena legati alla sua esperienza sulla panchina nerazzurra.

Il rapporto con Moratti:Veniva sempre alla Pinetina prima delle partite e dopo cena, ci mettevamo nel mio ufficio a parlare di calcio. Chiedeva, voleva sapere come eravamo messi, ma non voleva sapere la formazione. Godeva se in campo qualcosa che sapeva era stata provata in allenamento”.

Il retroscena di Cambiasso:Dopo il derby vinto 4-2, Esteban mi lascia la maglia e mi dice: ‘Mister, stasera mi hai fatto ritrovare sensazioni che non pensavo di provare più’. Stava parlandao Cambiasso, uno che ha una testa che va tre o quattro giri avanti con un ragazzo di 36 anni alla prima esperienza da allenatore”.

La conferma: “Dopo quel derby Moratti mi ha detto che sarei rimasto e abbiamo parlato del contratto. Mi disse che per qualsiasi problema, lui mi avrebbe fatto da scudo. E così è stato, la sua presenza era costante ma nessuna ingerenza nel mio lavoro. Lo stesso atteggiamneto l’avevano i giocatori come Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Chivu e Sneijder. Inizialmente mi davano del lei poi siamo passati al tu”.

Il legame e la rottura con Cassano:Sono stato io il suo primo sponsor, Antonio era un talento straordinario. Giocatori come lui in Serie A ce n’erano sempre meno. Il presidente mi ha messo in mano la possibilità di scegliere e così ho chiesto di potergli parlare. Organizzammo con Branca e Cassano venne a casa mia. Volevo guardarlo negli occhi, gli ho spiegato la situazione e lui si è mostrato intelligentissimo e nacque subito un rapporto fantastico. Lui nella seconda parte della stagione si è visto meno al centro del progetto, lì sono iniziati piccoli problemi. Voleva un preparatore personale ma all’Inter nessuno lo aveva, alla fine è successo quello che tutti sapete. Tornassi indietro agirei diversamente, Antonio va capito e invece io presi di petto alcune situazioni contando sul fatto che tra noi ci fosse un rapporto. La situazione è degenerata, oggi non lo rifarei e non ho problemi a dirlo. E’ stato uno degli errori della mia giovane carriera”.

L’infortunio di Zanetti: “Uno che non si era mai infortunato in 25 anni di carriera, è stata la copertina della sfiga di quel periodo. Persi chi nello spogliatoio era l’estensione della mia voce e dei miei pensieri”.

Il passaggio di società: “Moratti mi inizio a spiegare che c’erano dei contatti con degli investitori in Asia. Già avevo intuito fosse successo qualcosa nella tournée di fine anno a Giacarta. Tutto quello che mi ha detto si è poi verificato. Non mi ha mai nascosto niente, quando venne per la prima volta Thohir alla Pinetina in gran segreto feci io da cicerone per spiegarli cosa ci fosse nel centro sportivo”.

Il tridente da sogno e l’addio:Fossi rimasto avremmo giocato con un tridente composto da Aubameyang, Milito e Gomez con Palacio prima alternativa. Branca aveva ottenuto dal Catania il via libera per prendere il Papu. Ho capito che sarebbe finita quando il presidente mi ha detto che la decisione non sarebbe stata più sua al 100%, a livello dirigenziale erano cambiate molte cose. Fassone stava prendendo sempre più piede e voleva un allenatore legato a lui”.

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