23 Aprile 2020

Vieri: “All’Inter sei anni pazzeschi. Ronaldo il migliore al mondo, il 5 maggio fa parte del calcio”

Intervista a 360° dell'ex centravanti dell'Inter

Il re indiscusso delle ultime settimane su Instagram è senz’altro Christian Vieri. La sua Bobo TV ha conquistato tutti i tifosi d’Italia, richiamando ogni sera una media di 60mila tifosi durante i suoi interventi con con ex compagni e amici per lo più appartenenti al mondo del calcio. Intervistato questa mattina sulle pagine del Corriere della Sera, l’ex attaccante dell’Inter ha dato parecchi spunti: dalla Nazionale di Roberto Mancini, ai ricordi legati agli anni trascorsi con la magli nerazzurra. Ecco la lunga intervista rilasciata da Bobo Vieri.

Bobo, partiamo dalla maglia azzurra.
“Per me speciale. Impazzivo quando l’indossavo. Tranne che nelle amichevoli, quelle non mi sono mai piaciute. Da ragazzino, in Australia, avevo due sogni: la serie A e arrivare in Nazionale. Posso dichiararmi soddisfatto”.

Nove gol in due Mondiali, Francia e Corea-Giappone, è un’impresa.
“Non sono il tipo che vive di rimpianti. Per me i se e i ma non esistono. Quando gli amici raccontano e commentano quello che ho fatto, di solito esco dalla stanza. Mi concentro sul presente. Sono in un’altra fase della vita”.

Tra Milano e Miami.
“Ora a Milano, chiuso in casa da 40 giorni per il coronavirus. Ma essendo diventato padre per la seconda volta avevo scelto di rimanere in Italia. Poi si vedrà. Mai ipotecare il futuro”.

La sua stagione migliore all’Inter.
“Sei anni pazzeschi, ho dato tutto e creduto nel progetto. A San Siro c’era un’atmosfera elettrica. Ogni volta che scendevamo in campo per il riscaldamento sentivo il calore e l’affetto della gente”.

Ha giocato con Ronaldo.
“Il Fenomeno. Per me il miglior centravanti del mondo, anche fuori dal mondo. Insieme abbiamo passato tre anni fantastici. È stato il primo a fare il doppio passo e correva più forte lui con il pallone che il difensore senza”.

Altri centravanti che le sono piaciuti?
“Prima di Ronie, Van Basten, tecnicamente formidabile. Poi Vialli e con lui Mancini, anche se Roby non è stato un nove”.

E Baggio?
“Lo andavo a vedere in curva Fiesole a Firenze”.

Gigi Riva?
“Per me un esempio. Quando sono arrivato in serie A dicevano che assomigliavo a lui per la fisicità e la forza del tiro”.

Torniamo a Mancini, le piace la sua Italia.
“Era tanto tempo che non vedevo giocare così bene la Nazionale. Gliel’ho sia detto che scritto. C’è confidenza tra noi: all’Inter l’ho fatto venire io (ride, ndr). Sa cosa mi piace del Mancio?”.

Prego…
“Che esalta le qualità dei giocatori. Vede i giovani e non ha paura a lanciarli, ma al tempo stesso non trascura qualche vecchietto se lo merita”. Lei sarebbe stato il centravanti perfetto per questa Nazionale. «Solo perché avrei avuto vent’anni…”.

Che ne dice di Immobile e Belotti?
“Ciro è maturato e sta facendo tanti gol. Ora però deve fare uno scatto in avanti con la maglia azzurra e non lo dico per criticarlo. Il Gallo è tosto, ma da uno con le sue qualità mi aspetto 18/20 gol a stagione”.

E fuori dall’Italia chi le piace?
“Haaland è il più forte di tutti e ha fatto bene a scegliere il Borussia Dortmund, la società migliore per valorizzare i ragazzi. Tra un paio d’anni se ne andrà in una grandissima squadra per 200 milioni, forse 300”.

Due Mondiali, il terzo svanito per poco.
“Lippi nel 2006 mi voleva portare in Germania. Ma avrei dovuto giocare e al Milan stavo in panchina. Così a gennaio ho scelto di trasferirmi al Monaco, in Francia, però mi sono rotto il ginocchio e tutto è svanito. Il calcio è così”.

All’Inter è cominciata bene e finita male.
“C’è stata quella brutta storia dei pedinamenti, ma non ho mai fatto niente di sbagliato”.

Oggi da chi le piacerebbe farsi allenare?
“Klopp. Mi intriga il suo calcio, veloce e aggressivo. Sta facendo giocare il Liverpool come prima il Borussia Dortmund. Stesso discorso vale per Guardiola”.

Ripensa mai al famoso 5 maggio?
“Fa parte del calcio. Si vince e si perde. Quella sconfitta ci ha distrutti perché eravamo stati in testa dall’inizio. E subito dopo, l’Italia è stata eliminata al Mondiale dalla Corea. Due botte così ravvicinate hanno lasciato il segno. Però sono state anche un incentivo per ripartire meglio”.

Adesso, in piena emergenza, è giusto ricominciare?
“Capisco le istanze del calcio, che stando fermo ci rimette milioni di euro. Ma in questo momento è più importante la gente. La salute viene prima. Quando il pallone potrà ripartire, lo farà”.

Vincerà ancora la Juventus?
“Ne ha messi in fila otto, prima o poi uno lo perderà. È una questione di motivazioni. Sino adesso non è stata particolarmente convincente, però è in testa in campionato, negli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia. E con Cristiano Ronaldo si gioca sempre per vincere”.

Che riflessioni sta facendo in questa lunga clausura?
“Provo una tristezza infinita per tutte le persone che sono mancate e che avrebbero meritato un funerale degno con amici e parenti. Purtroppo nessuno si aspettava che il virus fosse così letale, ma gli italiani si stanno comportando bene. Siamo forti e orgogliosi e pian piano ne verremo fuori. Sicuro”.

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