10 Febbraio 2022

Da dove nascono le (piccole) difficoltà dell’Inter in questo inizio 2022

L'Inter non riesce a dominare come prima?

Simone Inzaghi (@Getty Images)

Dall’inizio di questo 2022 un calo di performance da parte dell’Inter c’è sicuramente stato. La squadra di Inzaghi ha continuato a vincere – se togliamo il pareggio contro l’Atalanta e la sconfitta nel derby – ma i successi nerazzurri sono stati leggermente diversi da quelli del filotto da Inter-Napoli (3-2) in poi.

Inzaghi

Inzaghi (@Getty Images)

La formazione di Inzaghi si è mostrata meno brillante e schiacciante rispetto a quella vista nelle partite precedenti. Così, abbiamo provato a capire cosa sia cambiato.

Il baricentro

La spettacolare Inter vista a fine 2021 aveva un baricentro medio di circa 60 metri. Da Inter-Lazio in poi, invece, è stato di 51,8 metri. Un calo dato sicuramente anche dalla difficoltà delle partite (Lazio, Atalanta, Milan, Juventus e Roma) ma che evidenzia comunque un minor dominio sulla squadra avversaria.

Partiamo dal dato del baricentro per fare un discorso più ampio:

La palla persa da Sanchez su una possibile ripartenza dell’Inter: il solo riferimento offensivo capace davvero di ribaltare l’azione è Dumfries

Sappiamo che l’Inter in estate ha perso due fenomenali giocatori nelle ripartenze (Hakimi e Lukaku). Avendo un baricentro più basso – e quindi più campo da andare a coprire per attaccare – quest’Inter di Inzaghi ha mostrato uno dei suoi difetti più evidenti: la mancanza di velocisti capaci di ribaltare l’azione.

Se togliamo Dumfries e Perisic, infatti, pochi nerazzurri sono uomini di assoluta gamba. Un esempio lampante: quando l’Inter è stata costretta ad abbassarsi contro il Milan, per via delle offensive rossonere, Edin Dzeko ha cercato di accelerare sulla sinistra portandosi però, malamente, il pallone fuori dalla linea laterale.

Un altro giocatore capace di essere letale nelle ripartenze sarebbe Joaquín Correa ed è forse quell’elemento in attacco che sta un po’ mancando all’Inter. Dzeko cuce il gioco, Sanchez prova a semplificarlo con passaggi che solo lui sa fare e Lautaro finalizza principalmente.

Contro il Napoli, per esempio, Correa è riuscito a ribaltare l’azione: in generale il Tucu è un giocatore che prende piano piano ritmo e si accende quando ha spazi liberi. In un contesto come quello del Derby, sarebbe stato più che prezioso e forse i nerazzurri sarebbero riusciti a realizzare il colpo del k.o.

Ecco quindi che l’assenza di Correa si fa sentire in un reparto offensivo come quello di Inzaghi.

Non vogliamo sicuramente attribuire i (piccoli) problemi dell’Inter agli infortuni di Correa (anche perché l’ex Lazio ha già saltato 15 partite quest’anno, e intanto l’Inter ha dato spettacolo). Ma se c’è una cosa che abbiamo capito di quest’Inter di Inzaghi è che ha bisogno di dominare l’avversario sempre e comunque. Necessita di metterlo alle corde, di palleggiare intorno alla sua area percorrendo magari non troppi chilometri in allungo ma piuttosto in largo per aprire la difesa avversa.

Ed è forse questo uno dei punti cruciali: in questa stagione, di fatto, l’Inter ha vinto soltanto 3 scontri diretti (su 9 partite totali) in campionato contro le prime sette delle classe. Quando giochi contro un avversario tosto e forte, è assolutamente comprensibile non riuscire a dominarlo come contro le piccole. Diventano fondamentali, quindi, le ripartenze dove però l’Inter, abbiamo visto, non eccelle sicuramente.

I DUBBI IN ATTACCO VERSO INTER-NAPOLI>>>