15 Aprile 2020

Condò esalta Mourinho: “Pensate alla difficoltà di convincere uno come Eto’o a fare il terzino: lui ce l’ha fatta!”

Il noto giornalista ha parlato dello Special One in occasione del 'Mourinho Day'

Ospite negli studi di Sky Sport 24 insieme al collega Massimo Marianella, Paolo Condò ha voluto ricordare a suo modo uno degli allenatori più grandi della storia del calcio: José Mourinho. In occasione del ‘Mourinho Day’ proposto da Sky, ecco le parole del giornalista.

Uno dei migliori – “Perfettamente coerente con la grandezza rivoluzionaria del personaggio. Mourinho lascerà dietro di sé, a fine carriera, una lunga fila di trofei ed una capacità notevolissima di legarsi coi suoi giocatori, sebbene duri in genere solo due anni. Ha rivoluzionato in maniera anche brutale il concetto di comunicare. È curioso poi che questo fatto accada sempre all’Inter e con la famiglia Moratti: prima con Herrera, più internamente, nello spogliatoio, e poi con Mourinho, a livello esterno. I famosi ‘Io non sono pirla’ o il gesto delle manette esaltano i suoi giocatori e mettono in crisi i suoi avversari”.

Paragone con Herrera – “Un’altra similitudine con Herrera riguarda il fatto che pur praticando un calcio molto atletico e muscolare riescono a convincere anche calciatori di qualità tecnica. Mourinho aggiunse un uomo di qualità come Sneijder al suo centrocampo di grandi corridori. Così come il fatto di portare Pandev ed Eto’o a giocare insieme come ali, ma anche come terzini, fino a vincere tutto. Pensate a cosa significhi convincere Eto’o a rientrare e coprire: dev’essere stato un lavoro psicologico così grande che per portarlo a termine devi avere una grandissima autorevolezza”.

Difensivo o offensivo – “Io trovo che sia più un allenatore difensivo, ma penso che la sua vera forza innovativa in campo sia stata la capacità di dividere la partita in segmenti e trovare, con un cambio tattico o di uomini, il quarto d’ora offensivo decisivo nel quale portava a casa la partita. Nella famosa conferenza stampa dei ‘porque’, ad esempio, gli venne ricordato di aver sì perso la partita dopo l’espulsione di Pepe, ma senza aver comunque mai visto il pallone fino a quel momento. Lui rispose: “Certo, ma stavamo facendo stancare il Barcellona perché nel finale avrei messo Kakà provando a vincere la partita. Rimanendo in 10, poi, non mi è stato possibile”.

Duello con Guardiola – “Ho scritto un libro su di loro perché non ho mai assistito, nella mia vita, ad uno scontro globale del genere. Sono due allenatori che si sfidano a scacchi e non vogliono vincere: voglio annientare l’avversario. Adesso Mourinho sta affrontando la sfida di rimandare un declino che sembra in atto. Io sono rimasto molto colpito da uno che nella prima fase sa veramente trarre il meglio dei giocatori, fino all’incomunicabilità ed insofferenza avuta allo United con Paul Pogba, diventata assolutamente centrale quando non riusciva a perdonargli la presenza assidua nei social network. Questa cosa mi ha fatto pensare che fosse invecchiato: la mia speranza è che non sia ancora così, ma ci sono tante situazioni che in questi due anni mi hanno fatto pensare che forse il tempo sta passando anche per lui”.

Allenamenti nel parco – “Anche questo può essere stato un suo piano per attirare l’attenzione su di sé. Lo perdono a prescindere ma non mi faccio imbrogliare! (ride, ndr)”.

Ritorno in Italia – “Anche io penso non debba tornare in Italia, però se ci fosse la possibilità di riaverlo in collegamento dopo le partite firmerei a prescindere!”.

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