25 Dicembre 2016

Da Balotelli a Alibec: quando le promesse nerazzurre non sfondano in prima squadra

Con l'esordio di Pinamonti, ripercorriamo le (poco fortunate) carriere di alcuni dei giovani attaccanti usciti dal vivaio dell'Inter nelle ultime stagioni

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intervista longo

Quando segnava tra le fila dell’Inter Primavera fino a giungere sul tetto d’Europa, agli ordini di un ancora sconosciuto Andrea Stramaccioni, Samuele Longo non aveva la pesante etichetta di attaccante che non vede la porta. All’epoca aveva marchiato con la rete tutte le finali di quella strepitosa stagione dei nerazzurrini, oggi è più noto per l’anagramma del proprio cognome che per il nome stesso: “No gol”. Debutta con l’Inter e viene mandato in prestito all’Espanyol, che in quegli anni aveva la fama di fonte taumaturgica per i talenti perduti o in rampa di lancio: tre gol in diciotto partite. Di ritorno alla base, nel 2013, fa i bagagli e ricomincia l’esilio dantesco prima a Verona, dove gioca due gare e scalda la panchina a Toni, poi al Rayo Vallecano per metà stagione, poi nuovamente in Italia, al Cagliari, dove raccoglie l’endorsement di Gerry Scotti e chiude con la media da centrale di difesa di zero gol in ventisette partite. Passa anche al Frosinone, dove in diciotto gettoni conferma l’allergia alla rete. Tre anni dopo l’ultima rete, segna con la maglia del Girona, rompendo una maledizione non indifferente.