21 Aprile 2020

Recoba si racconta: “Sono molto legato a tutti i tifosi. L’Italia non ha capito che il calcio stava cambiando”

L'ex calciatore nerazzurro ha scelto di analizzare il suo punto di vista in merito al suo rapporto con le tifoserie affrontate in carriera

In una lunga intervista concessa a Marca Claro, l’ex calciatore nerazzurro Alvaro Recoba ha parlato della sua esperienza vissuta in Italia con la maglia dell’Inter e, in particolare, del suo rapporto con i tifosi.

CALCIATORE“Mi considero una persona comune. Oltre al fatto di essere diventato calciatore, non ho mai creduto di essere superiore agli altri. Do valore a cose che forse sembrano insignificanti e allo stesso tempo cose che possono sembrare importanti e non lo sono così tanto. Mi considero calmo, molto legato alla famiglia, e vivo giorno dopo giorno senza fare progetti a lungo termine. Non li ho mai fatti e questo mi ha portato a vivere in quel modo. Sono felice così: una persona che è amica di tanti, con umiltà e rispetto, e cerco di trasmettere lo stesso ai miei figli. Una persona semplice, che ama le piccole cose. Niente di più”.

ITALIA“Il mio periodo in Italia l’ho vissuto in un’epoca in cui il calcio italiano era tra i migliori o il migliore al mondo. Il calcio però è cambiato e l’Italia non è tornata ad essere attrattiva per i top player, non so se per il fatto che c’è meno qualità o perché gli altri campionati si sono rinforzati. Il Paese è rimasto convinto del fatto che fosse il miglior calcio del mondo e non si è fermato a guardare i dettagli che facevano la differenza, come gli stadi ad esempio. In Spagna tutte le squadre hanno degli ottimi stadi”.

CAMPIONI“Per me, l’Italia si è fermata un po’ nel tempo e questo l’ha portata a non avere grandi giocatori, salvo Cristiano Ronaldo alla Juventus. Si sono ritirati Totti, Del Piero ed è stato difficile trovare nuovi giocatori con questa qualità. E gli stranieri che venivano prima in Italia come Ronaldo, Shevchenko o Zidane si sono ritirati o si trovano oggi in altri campionati, come in Liga o in Premier. La colpa del calcio italiano è stata il fatto di non rendersi conto che fosse in atto un cambiamento, che non bastava essere semplicemente ‘il calcio italiano’, altri Paesi sono cresciuti molto in termini di appeal”.

RICORDO“Un gruppo di universitari dell’Uruguay era in giro per l’Europa per un progetto di architettura. Si trovavano in Italia ed erano grandi tifosi del Nacional. Dissero: “Andiamo a vedere dove vive Recoba” e vennero alla porta di casa mia. Ho fatto una cosa normalissima secondo la mia visione della vita: vennero a trovarmi e decisi di accoglierli. Mangiammo un asado, erano una decina o forse dodici. Per un po’ di tempo siamo rimasti in contatto con alcuni di loro, a volte mi mandano ancora messaggi. Non ho mai detto di no ad un autografo perché eravamo famosi proprio per l’affetto della gente. Ho sempre avuto grande rispetto per i tifosi, anche i rivali. Nel mio modo di vedere non puoi non firmare un autografo perché sei annoiato o non hai voglia, per la gente devi essere sempre a disposizione”

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