7 Novembre 2020

Tagliavento benedice il VAR: “Ero scettico, ma mi è bastato il primo tempo di quell’Inter-Fiorentina per ricredermi”

L'ex arbitro non ha dubbi: la tecnologia è utilissima sul campo

Paolo Tagliavento, Getty Images

L’ex arbitro di Serie A Paolo Tagliavento – ora vice presidente della Ternana, club di Serie C – si è espresso positivamente sul VAR, pur ammettendo lo scetticismo iniziale. Intervistato dai microfoni di Avvenire, l’ex direttore di gara spiega come la strumentazione tecnologica sia fondamentale per evitare di commettere errori gravi nel corso delle gare. Inoltre, anche la possibilità di far parlare l’arbitro a fine partita sarebbe, per Tagliavento, una bella novità. Ecco le sue dichiarazioni.

Paolo Tagliavento, Getty Images

VAR – “Se sono favorevole? Assolutamente sì. Durante la fase di sperimentazione ero il più scettico fra i miei colleghi, poi mi sono bastati i primi 45 minuti di Inter-Fiorentina per capire cosa mi ero perso in tutti quegli anni. Se ne avessi beneficiato prima, sono certo che il VAR mi avrebbe evitato i cinque peggiori errori della mia carriera: tipo il gol annullato a Muntari, palla dentro e non fuori di Buffon in Milan-Juventus (2012) e la rete in fuorigioco di Matip, non rilevato, nello “spareggio” Champions (2013) Schalke 04-Basilea 2-0… Del resto ogni arbitro che ha diretto ad alti livelli si porta dietro l’etichetta della svista d’autore che ha commesso in carriera”.

Far parlare gli arbitri – “Oggi comprendo meglio la reazione dei calciatori quando protestano per l’errore arbitrale, mentre non capisco perché nel 2020 non si dia la possibilità agli arbitri di poter discutere e giustificare il loro operato a fine gara. Sarebbe utile, quanto meno ad abbassare i toni e a non creare “mostri”. In Germania è da anni che il direttore di gara al triplice fischio finale va in conferenza stampa e risponde direttamente della sua prestazione. In Italia questo non è ancora successo, ma solo perché a molti fa comodo strumentalizzare l’errore, in modo da aizzare la piazza e alimentare la polemica”.

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