16 Settembre 2016

Focus – Sconfitta col Be’er Sheva, perchè la colpa non è di de Boer. E siamo sicuri sia stato turnover?

Dopo l'incredibile disfatta in Europa League, proviamo a mettere ordine nel marasma di opinioni e nella ricerca del colpevole, spiegando le scelte di de Boer e altri fattori determinanti

MILAN, ITALY - SEPTEMBER 15: Head coach FC Internazionale Frank de Boer during the UEFA Europa League match between FC Internazionale Milano and Hapoel Beer-Sheva FC at Stadio Giuseppe Meazza on September 15, 2016 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)

ritiro invernale

L’IMPORTANZA DEL SINGOLO

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Ranocchia

Alla fine, dopo tutti i discorsi tattici, le speculazioni su allenatori e formazioni, in campo ci vanno i giocatori. L’organico del Be’er Sheva non può certo mettere in imbarazzo i giocatori dell’Inter, anche le seconde linee, tutte dotate di un curriculum di livello più alto. Occorre però sottolineare il modo in cui alcuni sono scesi in campo, forse sottovalutando la gara, nonostante i moniti del tecnico e la loro posizione, non proprio salda, all’interno del club.

È il caso, ad esempio, di Andrea Ranocchia, il cui primo passaggio sbagliato è arrivato al ventitreesimo secondo, errore cui sono seguite diverse palle sbagliate in fase di impostazione e una marcatura persa su Maranhao – insomma, non Luis Suarez – che all’ottavo minuto sarebbe potuta costare già lo svantaggio. Il problema non può essere solo dettato da scarse qualità tecniche, perché ai tempi di Bari il giocatore ha mostrato qualità e, se ci si può aspettare qualche errore contro avversari superiori, è impossibile credere che Ranocchia non sia in grado di marcare il centravanti dell’Hapoel Be’er Sheva. La componente psicologica è evidentemente preponderante nel suo caso. Passato da capro espiatorio dei primi periodi neri a capitano, per poi finire rifiutato dai suoi tifosi, bocciato da Mancini e spedito alla Sampdoria, dove ha collezionato altre bruttissime prestazioni, il centrale difensivo italiano è totalmente crollato psicologicamente. Complice il suo carattere tutt’altro che forte, la situazione pare davvero irrecuperabile e l’auspicio è che Frank de Boer ci pensi bene prima di rilanciarlo da titolo.

Discorso differente per Felipe Melo, a cui gli attributi non mancano, ma la cui presenza in campo con la maglia dell’Inter pare sempre più inspiegabile e infatti è evento raro. Si sperava che il brasiliano, esperto anche a livello internazionale, potesse quantomeno non fare danni, invece la sufficienza con cui (non) è intervenuto sul cross del primo gol e con cui ha disputato una partita al limite del ridicolo non fanno altro che aumentare le giustificate critiche nei suoi confronti, da parte di stampa e tifosi.

Ad aver sprecato un’importante occasione è invece Marcelo Brozović, apparso svogliato e poco convinto. Forse lui ha davvero sottovalutato gli avversari e si è accorto troppo tardi di un errore di valutazione che potrebbe costargli caro. Sul finire di primo tempo, qualche buono spunto c’è stato, la fortuna gli è mancata – come ha detto de Boer stesso – ma ad un giocatore che richiede ingaggio da top player ed è ambito da grandi squadre si chiede molto di più. Una nota a suo favore potrebbe essere l’assenza di giocatori di qualità con cui duettare, come i vari PerišićCandreva o lo stesso Banega, che avrebbero potuto innescare maggiormente le capacità offensive dell’interno di centrocampo nerazzurro.

Tutte queste coincidenze negative, unite alla consueta prestazione difensivamente svagata di Nagatomo, alla poca incisività di Biabiany e a qualche sbadatezza di Murillo (che soffre ancora la mancanza di Miranda) hanno contribuito ad una débâcle che, si spera, farà capire a molti l’importanza di dare il massimo in ogni occasione e darà a Frank de Boer informazioni importanti su chi – nei limiti del possibile – non dovrebbe più vedere il campo.